Saywiti: tutto il mondo degli Inca Monumenti precolombiani

Saywiti: tutto il mondo degli Inca

Archeologia Viva n. 153 – maggio/giugno 2012
pp. 62-61

di Emanuela Brè

Nel cuore delle Ande peruviane un semisconosciuto e labirintico centro cerimoniale incaico sopravvissuto alla distruzione del tempo (e degli Spagnoli)

riassume la cosmogonia di un popolo solidamente ancorato al rapporto con gli elementi naturali

Il colectivo, un’auto privata con funzione di taxi per passeggeri con destinazione comune, che da Abancay mi ha portato fino al bivio per il sito archeologico di Saywiti, mi scarica nel nulla.

Sono sola, nell’aria frizzante di una mattina di ottobre a tremilacinquecento metri di altitudine, davanti a un paesaggio andino mozzafiato, perplessa di fronte all’ignoto che mi attende.

Mi carico in spalla zaino e strumentazione e mi avvio giù per il sentiero di terra rossa che si snoda nel profumo degli eucalipti (Eucaliptus globulus), fra case costruite con mattoni di adobe, animali che brucano sui declivi montani e qualche raro abitante delle comunità indigene di Saywiti e Concacha.

D’improvviso, fra gli alberi, appaiono le prime vestigia del grande complesso cerimoniale di epoca inca: la labirintica struttura architettonica e il monolito si stagliano sulla cima della collina di Concacha, mentre la corona delle montagne apre orizzonti vastissimi.

Le rovine dell’antico santuario si trovano in una regione ricca di sorgenti e corsi d’acqua che prende il nome dall’Apurímac, il fiume che scorre vicino al paese di Curahuasi.

Apurímac, tradotto dal quechua, significa ‘Signore che parla’ perché il rombo delle acque si sente a chilometri di distanza. Non sappiamo come si chiamava nell’antichità il sito archeologico di Saywiti, che ora porta il nome della proprietà agricola su cui si trova. […]