Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 153 – maggio/giugno 2012

di Piero Pruneti

In questo numero dedichiamo uno speciale a Capua. L’occasione è la riapertura del grande museo ospitato nella città che perpetua il nome della celebre metropoli della Campania, a suo tempo sviluppatasi come avamposto etrusco in faccia agli Italioti, i coloni di lingua greca stabilitisi nel Meridione.

Dunque, si parla di Capua antica. Ma protagonista è il rinnovato Museo Campano, memoria di un territorio che oggi più che mai ha bisogno di “ricordare” per non perdersi, perché la cultura delle radici ripaga in identità e coraggio.

È bene non dimenticarlo, in momenti duri quando i soldi per i beni culturali sembrano rubati ad altri bisogni più impellenti, spesi male come quelli per le “improduttive” discipline storico-archeologiche, per arrivare alla “inutile” e vilipesa (in ogni tempo) filosofia…

Se le società – i singoli uomini che le compongono – perdono la consapevolezza, non rimangono che l’abbrutimento consumistico o l’alienazione dei visionari.

In Italia abbiamo radici profonde e multietniche, capaci di darci storici riferimenti davanti alla (in)cultura televisiva e agli stessi flussi migratori (in realtà sempre esistiti) che ci fanno paura. In tutto questo i musei sono i luoghi della psicanalisi collettiva.

Dentro ci troviamo il filo conduttore che dal lontano passato giunge a noi e che consente di orientarci negli infiniti spazi che ci hanno preceduto e che ci attendono. Ho voluto ricordare questi pochi concetti – senz’altro ovvi per i lettori della rivista – per dire che quando nello sconquassato Sud, dai problemi che sembrano non alleviarsi mai, vive un museo come quello di Capua, è come trovare la roccia dove costruire la casa.

Non sappiamo ancora bene che fine faranno le Amministrazioni provinciali; può darsi che vengano sacrificate al Moloch del debito pubblico. Se così sarà, la Provincia di Caserta (il Campano è un “suo” museo) si sarà distinta per aver fatto, prima di estinguersi, un gesto nobile e lungimirante.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”