Incontro con Umberto Pappalardo La voce della storia

Archeologia Viva n. 152 – marzo/aprile 2012
pp. 78-79

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Il fascino di Pompei sta nel comunicarci la vita degli antichi senza mediazione alcuna»

«Una città morta tenuta in vita artificialmente: quanto potrà durare?»

«La Villa dei Papiri potrebbe restituirci la biblioteca degli autori latini»

«Il Vesuvio colpirà ancora e l’archeologia ci ha già detto cosa succederà»

Napoletano autentico, nel midollo, nella filosofia, nel modo scettico di intendere gli uomini e la vita: senza illudersi troppo, sapendo quanto è forte l’egoismo della specie e inappellabile la forza della natura.

Ne sa qualcosa lui che da una vita studia ogni secondo di quella tremenda giornata del 79 d.C. e ogni centimetro del territorio su cui si abbatterono le ceneri e i vapori incandescenti per una catastrofe che potrà ripetersi.

Lui che abita e lavora ancora lì… Napoletano, dunque, “peggiorato” da una cultura profonda che impone di guardare in faccia la realtà nel tempo, non solo nello spazio.

Notevole l’esperienza sul campo: è stato ispettore degli scavi a Pompei e direttore degli scavi a Ercolano; ha condotto scavi in Grecia, Turchia e Israele e ha collaborato con l’American School of Classical Studies per la pubblicazione degli scavi della città di Corinto.

Ora insegna Archeologia greca e romana e Archeologia pompeiana all’Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”. […]