Benvenuti a Spina. Città etrusca in laguna la scoperta 100 anni fa

Archeologia Viva n. 213 – maggio/giugno 2022
pp. 12-27

di Massimo Osanna e Paola Desantis;
schede di Sara Campagnari, Roberto Cantagalli, Caterina Cornelio, Elisabetta Govi, Christoph Reusser, Giuseppe SassatelliTiziano Trocchi

Nelle Valli di Comacchio lo straordinario rinvenimento della necropoli di Valle Trebba all’inizio degli anni Venti del secolo scorso sancì l’ingresso della città di Spina nella storia dando veridicità alle fonti antiche che a nessun’altra città dell’Etruria padana sembrano aver dato pari risalto: testa di ponte della potenza etrusca in Adriatico e porta d’ingresso della grecità in Occidente

All’inizio degli anni Venti del secolo scorso nelle valli* attorno a Comacchio divenne reale la vicenda, fino ad allora mitica, di una città la cui grandezza è riverberata dai rapporti tessuti con i capisaldi del mondo classico, ovvero la grande Atene di V sec. a.C. e quello che era il luogo di assoluta autorappresentazione della grecità, il santuario di Delfi. Trapela dalle fonti e dai miti come per i Greci Spina dovesse rappresentare l’ampio e accogliente delta di un grande e favoloso fiume, asse di penetrazione nella pianura padana e verso le terre d’Oltralpe, estremo limite dell’Occidente conosciuto, in cui localizzare il mito di Fetonte e delle sorelle Eliadi, ma anche quello di Icaro e Dedalo, nonché molte delle imprese di Eracle.

Lo splendore dei materiali, in particolare la ceramica attica, restituita in enorme quantità dalle sepolture, si impose con evidenza all’attenzione del mondo, a confermare l’importanza del sito e a declinarne le caratteristiche come testa di ponte della potenza etrusca in Adriatico e porta d’ingresso della grecità in Occidente.

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