Endurance. Ritrovata intatta dopo un secolo Ultime dall'Antartide

Archeologia Viva n. 213 – maggio/giugno 2022
pp. 4-11

di Francesco Tiboni

Aspettava nelle acque del mare di Weddell in Antartide a pochissima distanza dal punto in cui la davano le ultime annotazioni di bordo prima dell’affondamento centosette anni fa

Ecco le immagini straordinarie della famosa goletta Endurance adagiata su un fondale di tremila metri che torna a parlarci di una sfortunata spedizione polare e di un drammatico naufragio nel ghiaccio ma anche dell’incredibile salvataggio di tutti i suoi uomini

Nella mente di ogni archeologo convivono da sempre la razionalità di quella che ormai ha assunto i connotati di una vera e propria scienza e il richiamo verso l’ignoto che fa da stimolo a ogni ricerca. È proprio per questo motivo che quando i nostri occhi e le nostre mani riescono a posarsi per la prima volta su qualcosa che la terra o il mare hanno celato per secoli, l’emozione è indescrivibile.

Ed è con questa consapevolezza, e un pizzico di malcelata invidia, che la comunità scientifica internazionale ha accolto, il 9 marzo di quest’anno, l’annuncio da parte del Falklands Maritime Heritage Trust della scoperta, o meglio ritrovamento, della Endurance, goletta a tre alberi affondata nel 1915 durante la sfortunata spedizione del comandante britannico di origine irlandese Sir Ernest Henry Shackleton (1874-1922), in Antartide nelle acque polari del mare di Weddell.

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