Archeologia Viva n. 152 – marzo/aprile 2012
pp. 64-69
di Daniele Aureli, Antonio Contardi, Federica Marano, Valerio Modesti, Maria Rita Palombo
Questo appartato microcosmo di alture vulcaniche reduce da una secolare fama europea per le ricche miniere di allume è ora al centro di importanti ricerche per lo studio del popolamento umano nella regione
Siamo nel Lazio al margine settentrionale della provincia di Roma, a breve distanza dalla costa tirrenica, tra Tarquinia, Civitavecchia e il territorio di Cerveteri
Il paesaggio è quello dei Monti della Tolfa, più colline che monti (altitudine massima al monte Maggiore, 633 metri di quota), tra cui risaltano alcuni rilievi più aspri, i domi, prodotti di un’attività vulcanica databile tra due e quattro milioni di anni da oggi, la più antica del Lazio.
A questa origine si deve la straordinaria ricchezza di materie prime che in passato ha fatto di questo territorio un importante distretto minerario. Soprattutto l’alunite (minerale da cui si ricava l’allume), presente in quantità enormi, in epoca moderna ha rappresentato un’impresa economica di portata assoluta, ricordata come la più grande attività industriale europea de “l’ancient regime“.
Le testimonianze di questi trascorsi minerari, con i segni delle molte cave a cielo aperto, sono oggi riconquistate dalla vegetazione e offrono suggestivi scenari tra natura e archeologia industriale, mentre i due piccoli centri che insistono sui Monti della Tolfa (il paese di Allumiere e quello di Tolfa) mantengono inalterato il fascino di una centralità sopita.
L’eco delle visite papali riecheggia, proprio ad Allumiere, nel Palazzo della Reverenda Camera Apostolica, a ricordo del tempo in cui, fra Cinquecento e Settecento, i Medici, Agostino Chigi e le più importanti famiglie genovesi si susseguivano nel controllo dei traffici dell’allume di Roma in tutta Europa. […]