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La Latona di Veio si fa bella

19 maggio 2022


«Mancava solo lei all’appello, tra le meravigliose sculture che coronavano la sommità del tempio di Portonaccio a Veio.  Ora finalmente anche la Latona col suo piccolo Apollo in braccio potrà tornare a nuova vita».
Così il direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia Valentino Nizzo racconta ad Archeologia Viva l’avvio in queste ore del cantiere di restauro della statua della Latona di Veio reso possibile dal sostegno economico di un privato: la Carbonetti e Associati Studio Legale.

Il direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia con Francesco Carbonetti della Carbonetti e Associati Studio Legale

Intervento assolutamente necessario 

La statua della Latona è un’opera identitaria del Museo, eccezionale scultura in terracotta policroma risalente al 520-510 a.C., e appartenente al gruppo del santuario di Portonaccio assieme alla statua dell’Apollo, a quella di Eracle e di Hermes. appare oggi estremamente frammentaria e necessita di numerose reintegrazioni per completare i panneggi, ma, soprattutto, la zona delle spalle e del collo, al fine di riposizionare correttamente il volto e la nuca.

L’intervento è effettuato dal restauratore Sante Guido che ha restaurato una quindicina di anni fa anche le statue di Apollo e di Eracle, appartenenti al medesimo gruppo scultoreo, e coordinato dal Servizio per la Conservazione del Museo (responsabile Miriam Lamonaca).

Restauro “in diretta”

Il restyling è realizzato “a vista” nella sala del Museo che ospita il gruppo scultoreo di Portonaccio ed è dunque un’opportunità per il pubblico di assistere in diretta a tutte le operazioni di restauro: dalla campagna fotografica digitale ante operam a quella diagnostica per identificare la natura degli ossidi metallici e/o dei pigmenti utilizzati e la composizione dell’argilla, dalle indagini radiografiche alle scansioni 3D che saranno effettuate anche sulle altre sculture veienti: Apollo, Ercole e Hermes.

A seguire partiranno gli interventi diretti sull’opera che prevedono oltre alla pulitura superficiale e alla rimozione del vecchio protettivo, un delicatissimo intervento di risistemazione della zona del collo e del mento per mezzo di rimodellazione localizzata.

Ricorrenza speciale

L’avvio del restauro si colloca in una data molto significativa per il Museo e per la storia dell’archeologia. Il 19 maggio 1916 è la data dell’eccezionale ritrovamento del gruppo scultoreo in terracotta che coronava la sommità del tempio di Portonaccio nella famosa città etrusca di Veio (oggi in buona parte coincidente con il territorio del Comune di Roma in prossimità di Isola Farnese). La scoperta destò grande attenzione di pubblico. L’Italia era in guerra e il recupero dei reperti – a opera di Giulio Quirino Giglioli – aveva avuto un effetto beneaugurante anche sulle sorti belliche della Nazione.

Storia di un ritrovamento (rivoluzionario) 

La scoperta rivoluzionò le conoscenze fino ad allora acquisite sull’arte degli Etruschi ed ebbe una straordinaria influenza sulla cultura e l’immaginario contemporanei.
Molti artisti, di fatto, trassero ispirazione dalle sculture di Veio anche grazie al loro perfetto stato di conservazione e all’eccezionale policromia che dopo duemilacinquecento anni ancora le caratterizzava, quasi fossero state appena realizzate.

L’Apollo, in particolare, incantò tutti ed entrò fin da subito nella rosa dei capolavori universali, opera di un maestro anonimo che nello stesso periodo dovette essere chiamato a Roma da Tarquinio il Superbo per la decorazione del tempio della triade capitolina sul Campidoglio che coronava la sommità della struttura, come attestano diverse fonti letterarie.

 Arte e mitologia

«Quella della Latona – conclude il direttore Nizzo – è un’immagine di maternità, ma anche di donna in fuga da un terribile pitone inviato per punirla per il fatto di essersi unita con Zeus e aver dato vita ai due meravigliosi gemelli Apollo e Artemide». «Il piccolo Apollo, anche se manca la parte superiore, doveva essere certamente raffigurato con il suo famoso arco utilizzato qui nella sua prima impresa ovvero difendere la madre dall’aggressione del serpente. È un circolo che si chiude dal punto di vista comunicativo perchè vediamo in braccio alla Latona il piccolo Apollo e poi lo rivediamo adulto scontrarsi con l’eroe Eracle che riesce a spuntarla sul Dio senza uccidere la cerva sacra ad Artemide, ma imprigionarla e portarla a Euristeo in modo da portare a compimento una delle sue fatiche».