Rovereto: 22a volta Archeologia e cinema

Archeologia Viva n. 151 – gennaio/febbraio 2012
pp. 72-75

di Guido Scialpi e Graziano Tavan

La Rassegna del cinema archeologico che ogni anno si svolge in Trentino conferma il suo ruolo esclusivo di riferimento per la produzione mondiale del settore

«Perché non vi prendete cura di questi monumenti? Se non potete farlo voi stessi – disse lo straniero – chiedete a un altro Paese di occuparsene e facciamo pagare le persone per vederli. Sono sconvolto…». Così racconta, con amarezza, zio Baliti, il vecchio custode solitario dei rilievi elamiti sparsi a Koul Farah, nella meravigliosa valle del Khuzestan, provincia meridionale dell’Iran: «Quell’uomo aveva speso così tanto denaro e affrontato i rischi di un lungo viaggio per venire fin qui, a Koul Farah, a vedere questi antichi monumenti – ricorda sconsolato Baliti, proprio lui che aveva trascurato gli affetti familiari per custodire quelle pietre, e ne era orgoglioso perché così si sentiva di servire un’intera nazione – ma lo straniero era rimasto sconvolto dal fatto che noi, che possediamo questi tesori, non ce ne preoccupiamo». In questo breve dialogo centrale del film Koul Farah della regista iraniana Mahvash Sheikholeslami, vincitore alla XXII Rassegna internazionale del cinema archeologico, c’è tutto lo spirito del messaggio lanciato dagli organizzatori della scorsa edizione dello storico festival roveretano: “Il patrimonio archeologico, storico e culturale italiano e internazionale è il nostro futuro, inteso come ricchezza e risorsa da salvare, promuovere e valorizzare”. […]