San Giovanni d’Acri dopo i crociati gli archeologi Crusader archaeology

Israele. San Giovanni d’Acri dopo i crociati gli archeologi

Archeologia Viva n. 151 – gennaio/febbraio 2012
pp. 56-65

di Fabrizio Benente ed Edna J. Stern

Una storia lunghissima di scalo fiorente per i traffici fra Mediterraneo e antico mondo siro-palestinese che raggiunge un formidabile apogeo nei secoli delle crociate

Ora la scoperta di un prezioso ripostiglio di marmi ci riporta ai momenti drammatici della fine di questo massimo caposaldo della presenza crociata in Palestina

L’attuale città israeliana di Akko, la Acri dei crociati, o la San Giovanni d’Acri dei pellegrini cristiani, fu in origine uno dei siti costieri frequentati dai mercanti dell’antica Ebla. Il nome di Akko compare, infatti, nei testi eblaiti (circa 2400-2250 a.C.), unitamente a Biblos e Sidone (Libano), Ashdod (Israele) e Gaza.

Gli scavi del Tel Akko hanno restituito ampie testimonianze dell’insediamento della media età del Bronzo (2000-1750 a.C.), quando il sito divenne uno snodo di traffico fra le rotte costiere e le vie di terra dirette verso la valle del Giordano.

Akka compare più volte nelle lettere dell’archivio egiziano di Amarna (XIV sec. a.C.). Cambise, re achemenide di Persia (529-522 a.C.) ne favorì lo sviluppo, utilizzandola come principale scalo portuale e base del suo contingente marittimo.

Nel 301 a.C., la città venne distrutta dalle truppe di Tolomeo I, mentre con il suo successore, Tolomeo II Filadelfo, prese il nome di Ptolemais (Tolemaide), mantenuto fino alla conquista araba, nel VII secolo.

Il porto è ricordato nei papiri di Zenone (ca. 260-240 a.C.), che menzionano il commercio di schiavi, olio, fichi secchi, pesce, grano, carni, melograni, funghi, miele e frutta e l’importazione di formaggio, vino e miele dalla Grecia. Nel III sec. a.C. la città era sede di una florida comunità ebraica che conviveva con Greci e Fenici.

Akko è anche ricordata per la cattura di Gionata Asmoeo (II sec. a.C.) e menzionata dallo storico Giuseppe Flavio (I sec. d.C.) nei fatti della Prima guerra giudaica.

Precoce sede di una comunità cristiana, Tolemaide ospitò anche un’importante cattedra episcopale: un suo vescovo, Enea, è al concilio di Nicea (325), mentre fonti di VI secolo menzionano diversi monasteri.

La presenza cristiana in epoca bizantina è confermata dal recente ritrovamento di un edificio pubblico, forse una chiesa, nel corso di scavi diretti da Nurit Feig (Israel Antiquities Authority). […]