Greci e Romani a… Orgosolo Fine di un mito

Archeologia Viva n. 151 – gennaio/febbraio 2012
pp. 12-21

di Maria Ausilia Fadda

I risultati delle ricerche nel difficile territorio del più famoso comune della Sardegna

contrastano con l’idea consolidata di una Barbagia antica impenetrabile per il carattere indomito degli abitanti e l’aspra bellezza delle sue montagne

Dalle fonti classiche si apprende che i Greci, già prima della colonizzazione dell’Occidente (VIII sec a.C.), e i Latini conoscevano la Sardegna. Per la sua forma i primi la chiamavano Ichnussa (da icnos, ‘piede’) e gli altri Sandaliotis.

Le testimonianze di Erodoto, Diodoro Siculo, Sallustio, Strabone e, soprattutto, Pausania – vissuto nel II sec. d.C. e che nel decimo libro della sua Tes Ellados Periegesis (Descrizione della Grecia) dedica un intero capitolo alla mitica colonizzazione della Sardegna – raccontano di popolazioni greche in fuga da Troia guidate da ecisti (condottieri/mitici fondatori – ndr) che si rifugiarono sui monti dell’isola e vennero chiamati Iliesi (appunto da Ilio).

Riprese dagli storici del Novecento, queste notizie hanno contribuito a creare tra le popolazioni della Barbagia la convinzione che nelle zone interne la colonizzazione romana – iniziata nel 238 a.C. durante la seconda guerra punica – sia stata respinta dalla forte resistenza degli stessi barbaricini, che non si sarebbero sottomessi, rallentando per secoli il processo di romanizzazione.

Questa breve premessa è utile per dare un’idea del dibattito ancora aperto e per introdurre una serie d’importanti scoperte fatte nel territorio di Orgosolo, comune che esemplifica perfettamente la realtà della Barbagia, famoso nella storia del banditismo sardo, ma anche per i suoi straordinari murales, che hanno saputo dare voce ai problemi sociali e politici degli ultimi decenni del secolo scorso. […]