Archeologia Viva n. 215 – settembre/ottobre 2022
pp. 16-24
di Simona Rafanelli; scheda Luigi Rafanelli
Dalla statuaria in bronzo della Villa dei Papiri al neoclassicismo di Antonio Canova passando per le opere della Collezione Farnese del MANN
Un percorso ideale attraverso due millenni di storia dell’arte riassunto nell’annuale appuntamento espositivo del Museo di Vetulonia
«Nacque la meraviglia…». Così il compianto Philippe Daverio (1949-2020), nella sua introduzione al catalogo della mostra “Diario mitico” (2017), sottolineava il momento fondamentale nel formarsi della straordinaria collezione del Museo archeologico di Napoli, quello in cui alla celeberrima raccolta Farnese, traslata a partire dagli anni Trenta del Settecento da Carlo III di Borbone da Parma e Roma alla prestigiosa sede partenopea, si annettono, alla metà dello stesso XVIII secolo, gli eclatanti ritrovamenti scaturiti dalle ceneri dell’eruzione vesuviana del 79 d.C.
Così, alle imponenti opere marmoree restituite dagli scavi cinquecenteschi della Capitale, che «si fanno apparizioni di un passato tornato presente» (Luigi Spina), offrendo allo sguardo stupefatto dell’osservatore una sorta di «campionario del gusto della romanità imperiale», vengono ad affiancarsi, due secoli dopo, gli “atleti” e le “danzatrici” in bronzo che spiccavano nel sontuoso arredo statuario che a Ercolano adornava la Villa dei Papiri.