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Tempio G di Selinunte: tre colonne torneranno in piedi  

6 ottobre 2022


Si lavora alla “carta d’identità” del tempio

Ridonare al Tempio G di Selinunte la sua maestosità. Recuperare la sua storia, riconsegnargli la sua posizione predominante. È l’ambizioso progetto a cui sta lavorando il Parco archeologico selinuntino, lo stesso che qualche mese fa è riuscito a ridefinire l’agorà dell’antico sito (33 mila mq).

Uno dei più maestosi dell’antichità

Gigante, come giganti erano le architetture: il Tempio G, che risale al V sec. a.C., è lungo 109 metri e largo 50; ciascuna colonna era alta oltre 16 metri e l’intero edificio raggiungeva circa 30 metri. La costruzione durò alcuni decenni e i suoi elementi non vennero mai rifiniti, ma era completo nella  struttura architettonica e in uso. Crollò probabilmente per eventi naturali (forse alcuni terremoti soprattutto in età medievale).

5 milioni per studio e restauro

Su proposta dell’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, il governo regionale uscente, con un finanziamento di 5 milioni di euro, già da tempo ha approvato il “Progetto di valorizzazione del parco archeologico di Selinunte”, che prevede un grande intervento di studio e restauro. Entro fine anno la Regione pubblicherà la gara per dare il via al grande cantiere mirato ad acquisire nuovi dati e conoscenze sul tempio selinuntino, al restauro e ricomposizione di alcune parti, fra cui le tre gigantesche colonne del lato meridionale (di cui sono stati individuati con certezza gli elementi strutturali), che saranno ricollocate con i relativi capitelli.

Nuova vita anche al “Fuso della Vecchia”

Nel progetto anche il recupero del cosiddetto “Fuso della Vecchia”, la colonna restaurata nel 1832 dallo scultore Valerio Villareale su commissione del Duca di Serradifalco. La ricomposizione del Tempio G era stata caldeggiata a suo tempo da Sebastiano Tusa nelle vesti di archeologo e soprintendente, prima di diventare assessore.

Successivamente anche Vittorio Sgarbi, da assessore regionale, aveva ipotizzato l’anastilosi del Tempio G: l’ affascinante crollo di un immenso monumento nell’antichità diviene oggi un cantiere di studio parlante e aperto al pubblico, che potrà essere seguito da visitatori, studenti e ricercatori.

Presto rese pubbliche le nuove ricerche 

Da tempo sta lavorando al progetto un’equipe internazionale di studiosi , mentre è in programma l’avvio di importanti collaborazioni scientifiche.

Nella primavera dell’anno prossimo sarà organizzata una Giornata nazionale di studio, nel corso della quale saranno presentati al mondo scientifico i risultati delle ricerche svolte sul Tempio G e il progetto complessivo.

Samonà: «un investimento per il futuro»

«Sarà un grande “cantiere della conoscenza” – sottolinea l’assessore regionale dei Beni Culturali, Alberto Samonà – perché farà scoprire al mondo intero la maestosità di questo edificio sacro, considerato uno dei più grandi dell’antichità classica. La ricollocazione delle tre grandi colonne è un’operazione culturale di respiro internazionale, il biglietto da visita di una Sicilia che guarda al futuro nel nome della propria storia e identità culturale, e di una visione mediterranea e cosmopolita, che ha lo scopo di restituire centralità all’Isola. Un sogno che si realizza e che permetterà a tutti di rendersi conto di ciò che fu questo grande tempio dell’antichità. Un progetto che attirerà l’attenzione del mondo su Selinunte, con inevitabili ricadute sul numero di visitatori che in futuro vorranno scoprire il parco archeologico».

Lo staff è al lavoro da oltre un anno su impulso dell’assessore Alberto Samonà e con la piena condivisione del presidente Musumeci; il coordinamento tecnico è affidato al Dipartimento dei Beni culturali della Regione Siciliana, con il dirigente generale Franco Fazio, il dirigente responsabile del Servizio progettazione, Carmelo Bennardo, e il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente.