Archeologia Viva n. 150 – novembre/dicembre 2011
pp. 56-65
di Enrico Silverio
Fin dai primi secoli la gestione del potere nell’Urbe fu segnata dalla necessità di tenere sotto controllo le intenzioni e i movimenti dei cittadini con finalità non dissimili da quelle dei “servizi” degli Stati moderni
Il binomio “informazioni e sicurezza” evoca subito l’idea dei “servizi segreti”, cioè di quegli organismi che negli Stati moderni sono preposti alla ricerca delle informazioni di interesse politico-istituzionale, estero e militare e che sono inoltre chiamati a realizzare le azioni che i governi giudicano necessarie proprio in base ai dati raccolti.
Oggi, informazione e sicurezza rappresentano l’ambito d’azione di strutture che si collocano all’interno di un’esperienza storica, quella dello Stato moderno, decisamente lontana dal mondo antico.
È stato osservato che gli Stati nazionali nascono proprio dalla negazione dell’universalismo e dell’ecumenismo romano; più in particolare essi oggi presentano una divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) sconosciuta nel mondo antico, che logicamente influenza la materia dei “servizi segreti”.
Nonostante queste e altre fondamentali differenze, è possibile ricercare nell’esperienza della res publica romana organismi analoghi. […]