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Ritratto di famiglia (neandertal) Nuova scoperta in Siberia

19 ottobre 2022


Tutti insieme appassionatamente … 50.000 anni fa 

Per la prima volta, un gruppo internazionale di studiosi è riuscito a gettare uno sguardo sull’organizzazione sociale di una comunità neandertaliana: 13 individui vissuti in Siberia più di 50.000 anni fa, tra cui un padre con una figlia adolescente e un giovane ragazzo con una parente adulta, forse una cugina, una zia o una nonna.

Lo studio – pubblicato su Nature – è stato guidato da ricercatori dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia Evolutiva, a cui fa capo il neo premio Nobel per la Medicina Svante Pääbo.
Unica autrice italiana è Sahra Talamo, professoressa dell’Università di Bologna e direttrice del laboratorio di radiocarbonio.

Uno sguardo sull’organizzazione sociale

Le analisi genetiche realizzate negli ultimi anni su resti di neandertaliani hanno permesso di ottenere importanti indicazioni sulla storia di questa popolazione umana e sulle loro relazioni con gli umani moderni. Fino a oggi, però, sapevamo molto poco sull’organizzazione sociale delle loro comunità.

Due grotte in Siberia

Per esplorare questo aspetto ancora nebuloso dei nostri lontani cugini, gli studiosi hanno quindi rivolto la loro attenzione sulla Siberia meridionale: una regione che in passato si è dimostrata molto fruttuosa per la ricerca sul DNA antico.

In particolare, le indagini si sono concentrate in due grotte nella regione dei monti Altai: Chagyrskaya e Okladnikov. In questi due siti, che sono stati abitati brevemente circa 54.000 anni fa, gli studiosi sono riusciti a recuperare e sequenziare con successo il DNA di 17 resti neandertaliani: l’insieme più alto di resti di questo tipo mai sequenziato per un singolo studio.

Donne uomini e bambini

I risultati mostrano che i resti appartengono a 13 individui neandertaliani: 7 uomini e 6 donne, di cui 8 adulti e 5 tra bambini e giovani adolescenti. L’analisi del DNA ha rivelato che nel gruppo di individui c’erano anche un padre neandertaliano e sua figlia adolescente e una coppia di parenti di secondo grado composta da un ragazzo e una donna adulta, forse una cugina, una zia o una nonna.

Intrecci di comunità e migrazione femminile

Un’altra scoperta sorprendente emersa dallo studio è che all’interno di questa comunità neandertaliana la diversità genetica era estremamente bassa: un dato che suggerisce si trattasse di un gruppo composto da 10-20 individui. Si tratta di dimensioni molto inferiori a quelle registrate per qualsiasi comunità umana antica o attuale, e più simili alle dimensioni dei gruppi di specie in via di estinzione.

Tuttavia, i Neandertal non vivevano in comunità completamente isolate. Confrontando la diversità genetica del cromosoma Y (ereditato da padre a figlio) con quella del DNA mitocondriale (ereditato dalle madri), infatti, è stato possibile stabilire che queste comunità neandertaliane erano collegate principalmente dalla migrazione femminile.

I Neandertal più orientali

Situata ai piedi dei monti Altai, in Siberia, la grotta Chagyrskaya è stata scavata negli ultimi 14 anni dai ricercatori dell’Istituto di archeologia ed etnografia dell’Accademia delle scienze russa. Oltre a diverse centinaia di migliaia di utensili in pietra e ossa di animali, gli studiosi hanno recuperato più di 80 frammenti di ossa e denti di Neandertal: uno dei più grandi assemblaggi fossili di questi esseri umani rinvenuti a livello mondiale.

Gruppi strettamente collegati

I Neandertal di Chagyrskaya e della vicina grotta di Okladnikov cacciavano stambecchi, cavalli, bisonti e altri animali che migravano attraverso le valli fluviali della regione.

Le materie prime utilizzate per costruire i loro utensili di pietra venivano raccolte anche a decine di chilometri di distanza: proprio la presenza di queste materie prime sia nella grotta di Chagyrskaya che in quella di Okladnikov supporta i dati genetici che indicano come i gruppi che abitavano queste località fossero strettamente collegati.

Risultati sorprendenti

Commenta la professoressa dell’Università di Bologna Sahra Talamo: «Questi risultati sorprendenti sull’evoluzione delle migrazioni devono farci riflettere sul ruolo della donna sin dall’inizio della nostra affascinante storia evolutiva: una donna che è sempre stata dotata della capacità di innovare, di trovare risorse, soluzioni, e di ‘fare rete’».