Archeologia Viva n. 216 – novembre/dicembre 2022
pp. 46-60
di Lorenzo Guardiano e Patrizia Piacentini
Era il 26 novembre del 1922 quando Howard Carter scoprì la tomba più famosa di tutta la storia dell’archeologia
Ecco una puntuale ricostruzione dei fatti e dei protagonisti di una vicenda che non cessa di affascinare grandi e piccoli
«Vede qualcosa?». «Sì, cose meravigliose». Con questa risposta, la sera del 26 novembre 1922, Howard Carter inaugurava “la scoperta del secolo”: il rinvenimento della sepoltura pressoché intatta del re Tutankhamon (1335-1317 a.C.), giovane sovrano della XVIII dinastia.
La scoperta smentiva l’opinione di Theodore Davis, un avvocato americano che a partire dal 1902 aveva ricevuto la concessione di scavo nella Valle dei Re (il sito, nella sponda ovest di Luxor, scelto dai faraoni del Nuovo Regno, fra 1550 e 1069 a.C., come luogo delle loro dimore sotterranee per l’eternità), ma che aveva abbandonato i lavori nel 1914, dopo aver cercato per anni la tomba di Tutankhamon.
Egli, ritenendo di averla trovata nella KV 58 (KV è la sigla delle tombe della Valle dei Re e sta per Kings’ Valley) che conteneva lamine d’oro con il nome di Tutankhamon e del successore Ay, decise di interrompere gli scavi proprio quando si trovava a pochi metri dalla vera sepoltura del sovrano (la KV 62) pronunciando la famosa frase: «Temo che la Valle dei Re sia ormai esaurita». Sebbene Davis fosse quasi giunto alla meta, a un altro uomo il fato avrebbe assegnato la scoperta più straordinaria.