Ritorno a Bisanzio. Alba e tramonto di un Impero La grande storia

Archeologia Viva n. 216 – novembre/dicembre 2022
pp. 30-40

di Paolo Giulierini e Federico Marazzi

La capitale sul Bosforo – la “Nuova Roma” – sopravvisse mille anni alla fine della stessa città che l’aveva creata in una geniale intuizione di consegna delle funzioni storiche dalla parte occidentale a quella orientale dell’Impero

Il controverso rapporto che per secoli ha contraddistinto le relazioni fra questi due mondi fino alle riletture moderne e contemporanee illustrate nella grande mostra al Museo di Napoli (dal 7 dicembre 2022)

Per i suoi abitanti l’Impero Bizantino fu, molto semplicemente, l’Impero Romano che continuava a vivere. Essi definivano se stessi Romani o piuttosto, quando la lingua prevalente al suo interno divenne il greco, Romaioi (pron. Romèi). Infatti, dal punto di vista politico-istituzionale, l’Impero Bizantino altro non fu se non la continuazione dell’Impero di Roma, o meglio della pars Orientis, la sua porzione orientale.

Perché allora si è proposto un nome diverso per identificare questo percorso storico successivo e perché, ancora oggi, viene reputato corretto usarlo? Quando, nel 476, la metà occidentale dell’Impero cessò formalmente di esistere con la deposizione dell’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, Odoacre, capo delle milizie barbariche stanziate in Italia, considerò la metà orientale come l’unico Impero Romano ancora esistente.

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(Foto articolo web: Bakhtiyar/Shutterstock)