Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 150 – novembre/dicembre 2011

di Piero Pruneti

Ho sempre sentito l’archeologia come uno dei massimi esercizi della mente, per la sua capacità di farci muovere nel tempo e nello spazio – con lo studio, la riflessione, i confronti, i sentimenti, la fantasia… – proponendoci trasferimenti nei millenni, nei milioni di anni, da una parte all’altra del pianeta. Una ginnastica perfetta per alimentare la nostra coscienza di esseri-segmento, momentaneamente partecipi di una vicenda che si perde nell’infinito, nell’universo…

Gli articoli che pubblichiamo ci danno una chiara idea di questa movimentazione profonda del pensiero che l’archeologia richiede. Si passa dalla Sicilia alle Shetland, un viaggio che copre quasi tutta la latitudine in cui è compresa l’Europa.

Poi ci caliamo nella preistoria dei Neandertaliani, nel loro destino – che ci appare un po’ triste – di specie senza futuro, colonizzatori di un’Europa inospitale, stretta nella morsa dei ghiacci. Gente dura per resistere. Per capirli dobbiamo “leggere” le loro pietre scheggiate, i segni lasciati sulle ossa degli animali…

Ed ecco la grande scoperta della Grotta di Fumane: resti di rapaci di cui vennero utilizzati le penne e gli unghielli, per ornamento. Il disegno di Mauro Cutrona è commovente per questa scintilla di umanità del Neandertal che traspare dal desiderio di abbellirsi. Decine di migliaia di anni dopo l’uomo è diventato un grande architetto.

Troviamo la brillante razionalità dei Greci nella geometria dei templi selinuntini alimentati dalle Cave di Cusa e poi quella dei Romani dove lo spirito dell’uomo si esercita nel duro gioco del potere e, anche qui, in capolavori d’ingegneria idraulica (sensazionale il rinvenimento delle fonti dell’Acqua Traiana presentato da Lorenzo Quilici).

All’epoca lo sfondo italico era il crepuscolo di popolazioni – come i Daunî della principessa di Cupola-Beccarini – creatori di familiari nicchie di civiltà destinate a soccombere in una realtà anch’essa globale.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”