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San Casciano dei Bagni: 24 statue a… bagnomaria

8 novembre 2022


Se l’archeologia dà spettacolo

Non esagera Jacopo Tabolli, etruscologo e responsabile dello scavo, definendola «una scoperta che riscriverà la storia».
I superlativi sono d’obbligo e questa volta ci stanno tutti. La notizia del rinvenimento di oltre 20 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, ex voto e cinquemila monete d’oro, argento e bronzo parte dalla Toscana e in un batter di ciglia fa il giro del mondo.

Del resto le immagini parlano da sole. La campagna di scavo nel santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, stupisce eccome.

Iniziato nel 2019, lo scavo promosso dal Ministero della Cultura e dalla locale Amministrazione con il coordinamento di Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena, ha condotto a questi nuovi straordinari ritrovamenti nelle prime settimane di ottobre. E a San Casciano, grazie ai recenti finanziamenti del MiC, nascerà un nuovo museo per ospitare i reperti.

Quello del sito toscano è il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo: senza eguali soprattutto perché, finora, di quest’epoca si conoscevano prevalentemente solo statue in terracotta.

Luogo di venerazione

I bronzi di San Casciano dei Bagni raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro, assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l’intervento curativo della divinità attraverso le acque termali. Dal fango caldo sono riemerse effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo che richiama il celebre Arringatore (scoperto a Perugia e oggi nelle collezioni storiche del Museo Archeologico Nazionale di Firenze).

Fino a noi grazie all’acqua calda

L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare meravigliose iscrizioni in etrusco e latino che furono incise prima della  realizzazione delle opere. Nelle iscrizioni si leggono nomi di potenti famiglie etrusche del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese.

Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco troviamo iscrizioni in latino, che menzionano anche le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande, dove le statue furono collocate.

Prove di multiculturalità

La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C., un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra civiltà etrusca e romana.

In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale dell’Urbe nel santuario del Bagno Grande, le nobili famiglie etrusche – in una fase in cui l’espansione di Roma significa anche osmosi culturale – dedicarono le statue all’acqua sacra. Un contesto multiculturale e plurilinguistico assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità politica e guerra.

 Il Bagno grande al museo 

«È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico», commenta il direttore generale musei Massimo Osanna, che ha appena approvato l’acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico.

Il passato che lancia il futuro

Per la sindaca del Comune toscano Agnese Carletti «questa scoperta offre a San Casciano un’opportunità che non è solo culturale e turistica, ma è una vera e propria occasione di rinascita».

Passaggio di testimone da Etruschi a Romani

Prosegue Tabolli: «Il santuario con le sue statue appare come un laboratorio di ricerca sulla diversità culturale nell’antichità ed è testimonianza unica della mobilità etrusca e romana. Rispetto alle note scoperte di antiche statue in leghe di bronzo come il celebre Arringatore, quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana».

Un luogo eccezionale

Commenta il direttore di scavo Emanuele Mariotti: «I ritrovamenti e la monumentalità del sito hanno superato le nostre aspettative. Bisogna notare come l’eccezionalità del contesto non derivi solo dalle stratigrafie fangose ma intatte all’interno della vasca, così ricche di tesori d’arte e numismatici, ma anche dall’architettura con cui fu concepito, in epoca primo-imperiale, il cuore del santuario, destinato a raccogliere le potenti acque calde della sorgente, oggi del Bagno Grande».

Conclude il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: «Questo ritrovamento eccezionale conferma una volta di più che l’Italia è un paese di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana»