29 novembre 2022
Due nuove “perle” delle Grandi Terme romane di Aquileia, costruite nella prima metà del IV sec. d.C., sono state portate alla luce negli ultimi scavi fatti dalla missione archeologica dell’Università di Udine.
Si tratta di un vasto ambiente che ospitava grandi vasche, mosaici e fontane e di un’ampia area dell’abside (ambiente semicircolare) del calidarium, la zona destinata ai bagni in acqua calda. Le indagini si sono concentrate in due settori del grande edificio termale: quello a sud est, dove lo scavo prosegue da alcuni anni, e quello a ovest, in un settore nuovo, nell’area degli ambienti riscaldati. Le ricerche sono state condotte su concessione ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia-Giulia e in collaborazione scientifica con Cristiano Tiussi, direttore di Fondazione Aquileia, che ha assicurato il sostegno economico allo scavo.
Vasche, fontane e lusso
Nel settore nord-orientale è stato messo in luce un ambiente di oltre 200 metri quadrati che, nella prima fase delle terme (IV sec. d.C.), ospitava grandi vasche e forse fontane. L’elemento più impressionante è la poderosa fondazione dell’ambiente in calcestruzzo e grossi frammenti di colonne reimpiegate, prevalentemente in marmo cipollino. Sulla struttura, spessa oltre un metro e 60 centimetri, poggiavano vari strati di mattoni intorno a una vasca circolare di otto metri di diametro. Vasche, nicchie e pareti dovevano essere decorate con tessere musive in vetro colorato e lastre sagomate di marmi pregiati, i cui resti si trovano nei riempimenti della fase successiva.
Le sistematiche spoliazioni del tardo Medioevo hanno asportato tutti i muri fino a notevole profondità, rendendo molto difficile la lettura delle diverse fasi. Tra i rari documenti dell’antico lusso dei frequentatori delle Grandi Terme un grano di collana in vetro a stampo con una minuscola testina femminile databile, per la sua acconciatura, al III sec. d.C., rinvenuto proprio in uno di questi riempimenti.
Il calidarium
Nel nuovo scavo nel settore occidentale, che ha interessato un’area di circa 150 metri quadrati, è stata messa in luce quasi completamente l’ampia abside del calidarium, di cui si conserva la massiccia preparazione del pavimento, caratterizzata dall’inserimento di centinaia di lastrine in marmi colorati.
L’identificazione del calidarium è assicurata dalla presenza del doppio sistema di riscaldamento a ipocausto (pavimento sopraelevato sostenuto da pilastrini lapidei) e a parete (intercapedine formata da grandi tubuli fittili rettangolari). Entrambi erano alimentati dalla circolazione di aria calda proveniente dai forni.
Un ambiente utilizzato a lungo
Intorno all’abside è stata poi riconosciuta la presenza di una piattaforma in laterizi, ampiamente spoliata, pertinente ad ambienti di servizio, tra cui almeno due praefurnia (i forni dove si bruciava la legna), gli imbocchi dei quali sono stati parzialmente messi in luce. La presenza di spessi livelli di bruciato nell’ipocausto e il deterioramento dei pilastrini dovuto al forte calore dimostrano che il calidarium è stato utilizzato a lungo.
Prove e riprove di una città ricca
E questo nonostante le dimensioni e gli alti costi del suo funzionamento, il che costituisce un’ulteriore prova della vitalità dell’Aquileia tardoantica. Lo scavo nell’area, organizzato come cantiere-scuola, è stato eseguito da Chiara Bozzi e Federica Grossi, sotto la diretta supervisione del docente di archeologia classica Matteo Cadario.
E ora si pensa alla valorizzazione
Spiega la Soprintendente del Friuli Venezia Giulia, Simonetta Bonomi: «Le Grandi Terme con la loro imponenza rappresentavano un tratto distintivo della grandezza di Aquileia in età imperiale. Indagarne i resti e comprenderne lo sviluppo funzionale e costruttivo, come sta da tempo facendo l’Università di Udine, costituiscono sia una meritoria e importante impresa scientifica».
«I risultati dello scavo delle Grandi Terme sono per la Fondazione Aquileia – sottolinea il direttore Cristiano Tiussi – di grande importanza perché la prospettiva della valorizzazione di questo straordinario ed enorme edificio dovrà rappresentare, per tutti noi, una sfida ineludibile in un futuro non troppo lontano»
Lunga storia di un edificio
Le Grandi Terme di Aquileia, o Thermae felices Constantinianae, come sono chiamate nell’iscrizione di una base di statua di Costantino rinvenuta nell’area, furono costruite per volontà di Costantino stesso nel corso dei primi decenni del IV sec. d.C. Allora Aquileia era uno dei porti principali del Mediterraneo e ospitava spesso l’imperatore.
La loro collocazione tra l’anfiteatro e il teatro, suggerisce la progettazione di un grande quartiere dedicato all’otium e alle attività ludiche, protetto dalle nuove mura tardoantiche. Si trattava di un edificio “fuori scala” anche per una città importante come Aquileia, con elevati superiori a 10 metri e con un’estensione pari a circa 2,5 ettari (25.000 metri quadrati), paragonabile quindi solo alle grandi terme imperiali pubbliche costruite a Roma da Caracalla, Diocleziano e Costantino stesso.
Aquileia: grande tra le grandi
Un intervento di questa portata dimostra la volontà di Costantino di dotare anche Aquileia, come le altre città divenute residenze imperiali alla fine del III sec. d.C. (Milano, Trier, Arles, Antiochia), di una magnifica struttura termale, adeguata al suo ruolo strategico e degna della frequentazione della corte. Nelle terme imperiali l’edificio era organizzato intorno a un asse centrale formato dalle aule che offrivano di bagnarsi consecutivamente in acque di temperature diverse (calda, tiepida e fredda) secondo il modello di pratica balneare peculiare del mondo romano.
I rifacimenti e i restauri dei mosaici dimostrano che le terme costantiniane continuarono a vivere fino al termine del V sec. d.C., anche oltre il famoso saccheggio di Attila del 452 d.C. Tra il VI e il VII secolo i ruderi furono riutilizzati a fini abitativi e, dopo il definitivo abbandono, diventarono una grande cava di pietre e mattoni da riutilizzare come materiale da costruzione.
Il cantiere-scuola
La campagna di scavi è stata condotta, a settembre e ottobre, da un gruppo di ricerca del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, diretto da Matteo Cadario, coadiuvato da Marina Rubinich. Alle ricerche hanno partecipato 25 studentesse e studenti dei corsi di laurea triennale, in Beni culturali, e magistrale, in Archeologia e Culture dell’antichità, e della Scuola di specializzazione in beni archeologici.
L’Università di Udine ad Aquileia
La presenza dell’Ateneo friulano alle Grandi Terme è ormai consolidata da due decenni e nelle campagne di scavo annuali si sono formati oltre 600 studenti di archeologia. Dal 2016, anno della prima concessione di scavo dal Ministero, allora dei beni e delle attività culturali, fu avviata una nuova e proficua collaborazione con la Soprintendenza e la Fondazione Aquileia, che aveva appena acquisito l’area in gestione.