Archeologia Viva n. 217 – gennaio/febbraio 2023
pp. 18-25
di Davide Nadali
Tanto tempo è trascorso da quando la storica Missione diretta da Paolo Matthiae ha dovuto abbandonare il sito della celebre città siriana dopo decenni dedicati alla ricerca e al restauro
Ora gli archeologi sono tornati per valutare i danni e approntare i piani per il recupero: ecco i primi risultati delle verifiche effettuate su quest’area archeologica che è fra le più importanti del Vicino Oriente antico oltre che fiore all’occhiello dell’archeologia italiana
Gli scavi archeologici a Tell Mardikh, l’antica Ebla, si sono drammaticamente interrotti nel 2011, a seguito della crisi politica in Siria. Subito dopo il sito è stato oggetto di scavi clandestini – in particolare all’interno e presso le aree già indagate dagli archeologi italiani – e di una massiccia occupazione militare, che ha causato la distruzione degli edifici già riportati in luce e restaurati dalla Missione italiana di Sapienza Università di Roma, modificando notevolmente la stessa morfologia della città antica (in particolare nella Città Bassa e sulle mura di difesa a terrapieno).
In questo articolo documentiamo per i lettori di Archeologia Viva una prima valutazione dei danni maggiori, al tempo stesso delineando sommariamente alcune linee di intervento e recupero all’interno di un programma di ricerca quinquennale che è stato appena concordato con la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei di Siria di Damasco (DGAM).