Archeologia Viva n. 217 – gennaio/febbraio 2023
di Piero Pruneti
Ben tre articoli sul presente numero della rivista sono dedicati a importanti realtà archeologiche del Vicino Oriente antico: Biblo nel Levante mediterraneo, Ebla nell’interno siriano e l’impero assiro in Mesopotamia. Città ed esperimenti di organizzazione “statale” che ci hanno lasciato straordinarie testimonianze già nel terzo e secondo millennio a.C., quando ancora nella nostra penisola – e non parliamo del continente al di là delle Alpi – si viveva in villaggi di capanne circondati dal fango e dai rifiuti organici.
Ex oriente lux… L’occasione per parlare di Biblo ci viene dalla mostra in corso a Leiden dove il Libano si presenta in Europa parlandoci di una città commerciale che, su quel suo promontorio (oggi una spettacolare area archeologica), seppe sopravvivere nel gioco dei grandi imperi, sempre guidata dalla “bibbia” dei suoi scaltri mercanti per i quali mai il denaro aveva un cattivo odore…
La stessa cosa si potrebbe affermare di Ebla, ma qui è l’archeologia italiana guidata dall’amico Paolo Matthiae che diventa protagonista e di estrema attualità: i nostri ricercatori sono tornati sul sito dopo dieci anni di guerra e ci raccontano cosa è rimasto di quanto era stato rimesso in luce (e restaurato) dalla Missione della Sapienza in cinquant’anni di attività. Infine, ci sono le scoperte nel Kurdistan iracheno della Missione dell’Università di Udine diretta da Daniele Morandi Bonacossi.
In questo caso si parla dell’impero neo-assiro, ovvero di una realtà storica di cui già sapevamo molto grazie agli stessi testi scritti in cuneiforme noti da tempo. Ma si trattava di documenti ufficiali, dai quali emergeva un quadro storico che possiamo definire costruito per la gloria dei sovrani.
Le scoperte dell’archeologia sulle testimonianze materiali dell’antica Assiria ci parlano invece di politiche per il territorio, di interventi per (e sulle) popolazioni, di soluzioni tecniche, della costruzione di uno stato che non visse solo di guerre come credevamo di avere capito.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”