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Mummia di gatto: il 3D racconta

16 gennaio 2023


Un team interdisciplinare, composto da Cnr-Ifac, Università di Firenze e Ausl Toscana Centro-Fondazione Santa Maria Nuova di Firenze, ha avviato un’indagine su un reperto conservato nel Museo Etnologico Missionario Francescano di Fiesole. La metodologia non distruttiva ha già evidenziato alcune lesioni alle vertebre cervicali e alle ossa delle zampe. Sarà chiarito se sono dovute  al sacrificio dell’animale o al processo di imbalsamazione…

Dietro le quinte della mummificazione

I gatti, venerati dagli antichi Egizi, venivano mummificati con estrema cura. Per capire meglio come avveniva il procedimento, un team di ricerca interdisciplinare ha avviato un’indagine su una mummia di gatto conservata presso il Museo Etnologico Missionario Francescano di Fiesole, avvalendosi della tomografia assiale computerizzata (TC), usata normalmente per la diagnostica medica.
I primi dettagli evidenti rivelano alcune lesioni alle vertebre cervicali e alle ossa delle zampe.

Spiega Donatella Lippi, dell’Università di Firenze: «Interessante sarà capire quali di queste lesioni sono dovute al sacrificio per la dea Bastet e quali al processo di imbalsamazione».
«La ricerca – aggiunge Andrea Barucci del Cnr-Ifac – vuole indagare nel dettaglio i processi di mummificazione grazie a tecnologie di imaging quali la TC, affiancata dalle più moderne tecniche di elaborazione ed analisi delle immagini».

Studiare… conservando

La tecnica di indagine utilizzata, a differenza di quanto si faceva in passato, è conservativa e non prevede la rimozione dei bendaggi fornendo tuttavia informazioni straordinarie. Mentre i raggi X rivelano solamente immagini bidimensionali, le scansioni TC generano immagini 3D, consentono di esaminare dettagli interessanti e creare modelli da studiare in realtà virtuale, che possono essere stampati in formato tridimensionale.

Antichissima passione per i felini

I culti animali hanno avuto grande impatto su molti aspetti della vita egiziana, fornendo un accesso più intimo agli dei e soddisfacendo a un bisogno spirituale e sociale. Alcuni animali erano generosamente curati in vita e mummificati dopo la morte, rimanendo oggetto di venerazione.

Altri venivano, invece, intenzionalmente uccisi e imbalsamati, in quanto le loro mummie erano molto richieste come offerte alle divinità durante le festività religiose. I custodi dei gatti nei vari templi dedicati alla dea Bastet usavano rimuovere i piccoli prematuramente per avere più cucciolate in breve tempo e rendere questi animali disponibili per la mummificazione e rispondere alla richiesta dei fedeli. Lo studio appena avviato mira ad acquisire ulteriori dettagli, come ad esempio la razza, l’età, il sesso dell’animale, la presenza di materiali di riempimento, grazie all’integrazione di metodologie diverse.

Dall’Egitto a Fiesole

La mummia di gatto in questione è uno dei reperti archeologici della collezione appartenente al Convento Missionario dei Frati Francescani di Fiesole.

Nel 1923 da Luxor venne inviata al Convento una serie di oggetti risalenti alla XVIII Dinastia (sec. XVI-XIII a.C.), molti dei quali provenienti dalla necropoli di Tebe e in particolare dal sito di Deir el Bahri; alcuni sono un dono del famoso egittologo torinese Ernesto Schiaparelli (1856-1928), frutto dei suoi scavi a Gebelein e Assuan, nell’Alto Egitto, e testimoniano il suo legame coi Francescani, che proprio in Egitto avevano le loro missioni.