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Iraq: un frigorifero di 5000 anni

23 febbraio 2023


Invito in taverna a Lagash

Una zona pranzo all’aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un “frigorifero” di 5000 anni fa, denominato zeer, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti.

Il frigorifero di 5000 anni fa, denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti

Team internazionale

È quanto hanno scoperto gli archeologi dell’Università di Pisa impegnati, assieme ai colleghi dell’Università della Pennsylvania, negli scavi del Lagash Archaeological Project che, a fine 2022, hanno riportato alla luce quella che potrebbe essere una taverna del 2.700 a.C. Un tesoro, quello ritrovato dall’équipe guidata da Holly Pittman della University of Pennsylvania e da Sara Pizzimenti dell’Ateneo pisano, che si nascondeva a soli 50 cm dalla superficie e che oggi ci consegna uno spaccato di quella che doveva essere la vita quotidiana di una delle più importanti città-stato della Mesopotamia: Tell al-Hiba (l’antica Lagash).

Il team del Lagash Archaeological Project composto da archeologi dell’Università di Pisa e dell’Università della Pennsylvania

Alimentazione e cucina in Mesopotamia

«Il ritrovamento fatto a Lagash – spiega Sara Pizzimenti – getta nuova luce sullo studio dell’alimentazione e della cucina dell’antica Mesopotamia, finora principalmente conosciuta e approfondita attraverso i testi, che tuttavia non coprono i periodi più antichi del Sumer.

All’interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, che doveva probabilmente avvenire all’interno del grande cortile con banchette, sono state ritrovate ciotole con resti di cibo, assieme ai dispositivi per la conservazione di bevande e alimenti. La “taverna” di Lagash è di conseguenza un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell’uomo».

Una città di quattrocento ettari

Tell al-Hiba si trova 24 km a est della città di Shatra, nel governatorato del Dhi Qar, nel sud dell’Iraq. Con i suoi più di 400 ettari di estensione, Lagash è una delle città-stato più antiche e più grandi della Mesopotamia meridionale e capitale dell’omonimo stato.

Occupata a partire dal V millennio a.C. e in gran parte abbandonata attorno al 2.300 a.C., è stata uno dei più importanti snodi commerciali della regione, sede di un’intensa e variegata produzione artigianale, e con immediato accesso a terreni agricoli.

Antichissima  vita quotidiana

Fino al Lagash Archaeological Project, iniziato nel 2019, gli scavi si erano sempre concentrati sull’architettura religiosa e sulla comprensione delle élite. Con il nuovo progetto l’attenzione degli archeologi si è concentrata sulle aree non elitarie della città, così da poter conoscere meglio quale fosse la vita nell’antica città mesopotamica. La scoperta della taverna getta nuova luce sulla vita quotidiana di un quartiere popolare sumerico probabilmente legato ad attività artigianali di produzione ceramica.

135 anni di scavi

Le prime esplorazioni a Tell al-Hiba risalgono alla fine del XIX secolo (1887), ma è solo nel 1953, grazie al ritrovamento di un’iscrizione da parte dell’assiriologo danese Thorkild Jacobnsen e di Fuad Safar, che si è stati in grado di indentificare il sito con l’antica Lagash. La città è stata per la prima volta intensivamente investigata grazie alle cinque campagne di scavo (1968-1976) di un progetto congiunto del Metropolitan Museum of Art e dell’Institute of Fine Arts di New York sotto la direzione di Donald Hansen.

Sono seguite altre due campagne, nel 1984 (UCLA) e nel 1990 (UPENN), quest’ultima interrotta dallo scoppio della prima guerra del Golfo. Le ricerche ripartono solo nella primavera del 2019, con un primo progetto congiunto tra le università della Pennsylvania e di Cambridge, seguito da una seconda campagna nel novembre 2021. A partire dalla terza campagna, iniziata a marzo 2022, entra in scena anche l’Università di Pisa con un gruppo di archeologi guidati da Sara Pizzimenti che, nella quarta stagione di scavi (autunno 2022), diverrà direttore sul campo.