Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 148 – luglio/agosto 2011

di Piero Pruneti

Il valore dei cocci, ovvero alle origini della democrazia. Le nuove ricerche in corso sul sito dell’antica Sibari (prima Sybaris, poi Thourioi e Copia), oltre a dare un contributo decisivo alla ricostruzione della forma della città fondata sulla piana costiera del Crati da coloni achei, ci riportano, come in uno straordinario viaggio nel tempo lungo duemilacinquecento anni, nel vivo delle vicende politiche di una polis greca.

È stato ritrovato un ostrakon, un piccolo frammento di ceramica, di quelli che venivano usati nell’assemblea dei cittadini quando si trattava di votare per decidere (a maggioranza) dell’esilio di persone accusate di recare danno alla patria.

Era la pratica dell’ostracismo, abbondantemente citata nei testi degli storici greci: si graffiva su un coccio il nome del cittadino “pericoloso” e si passava allo scrutinio. Più esposti erano quelli che contavano di più. Ritrovare intatta una di queste espressioni di voto è un evento emozionante proprio per quei modelli di gestione della democrazia che l’Ellade ci ha trasmesso.

Se poi andiamo a vedere da vicino, ad esempio sempre a Sibari, ci rendiamo conto che quei modelli si prestavano a manipolazioni e giochi di potere e che lo stesso ostracismo poteva venire usato per colpire la parte politica avversa, come talvolta è avvenuto anche da noi con le inchieste di commissioni parlamentari messe in piedi dalla sola maggioranza di governo per mettere sotto scacco l’opposizione.

In questo modo si svuotava dall’interno il valore del gioco democratico e la libertà dei cittadini correva rischi gravi. Ma, nonostante ciò, i Greci delle poleis – al pari degli europei del ventunesimo secolo, reduci dalle tragedie delle dittature del Novecento – avevano ben chiaro che il più logoro dei sistemi democratici valeva comunque la pena di essere difeso. Purtroppo non sempre avvenne – non è avvenuto – con successo.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”