Alessandro oltre il sogno. Il viaggio e la connessione Costruire la stroia

Archeologia Viva n. 219 – maggio/giugno 2023
pp. 14-27

di Paolo Giulierini; schede di Filippo Coarelli, Laura Forte ed Eugenio Lo Sardo

Il personaggio e l’impresa compiuta in pochi anni rimangono un unicum nella storia dell’umanità tanto che gli altri “grandi” – a partire da Cesare o Napoleone – si possono considerare emuli più che concorrenti
Raccontare tutto questo non è facile: ci prova il Museo archeologico nazionale di Napoli con una mostra emozionante che non poteva non prendere avvio dal celebre quadro musivo della Battaglia

Un ragazzo di ventitré anni, con un fisico nemmeno eccezionale diremmo oggi, gli occhi di colore diverso l’uno dall’altro (uno blu e l’altro marrone o nero), capelli rossicci e irti. È quello che abbiamo di fronte nel celebre mosaico del Museo archeologico nazionale di Napoli. Viene dalla Macedonia, un’area periferica della Grecia classica, “terra di rozzi montanari” mormoravano ad Atene: sua madre, cui sarà devotamente legato, è una principessa epirota, ma anche una maga, Olimpiade; il padre è Filippo II, sovrano macedone: con lui sarà sempre un rapporto competitivo e burrascoso.

È un ragazzo, ma già “rodato”: dai tempi in cui, a dodici anni, riesce a domare il suo inseparabile compagno di avventura, il cavallo tessalo Bucefalo, a quando, a diciotto, guida la cavalleria macedone nella battaglia di Cheronea (338 a.C.), prevalendo sui Tebani e sterminando il corpo d’élite del loro esercito, il famoso hieròs lochós, il battaglione sacro, già iniziando a oscurare la fama del padre, che poco dopo (336 a.C.) troverà la morte in un complotto mai chiarito completamente.

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