Siti del Vicino Oriente: nuovo modello per preservarli

18 maggio 2023


Uno studio dei ricercatori dell’Università Statale di Milano condotto nel Kurdistan iracheno e pubblicato su Scientific Report spiega che è possibile monitorare la conservazione dei siti archeologici del Vicino Oriente minacciati dal cambiamento climatico e dalla pressione antropica.

Il Vicino Oriente rappresenta un importante archivio di informazioni riguardanti le prime forme di urbanizzazione iniziate durante la preistoria. “Notizie” utilissime che sono conservate in colline artificiali – dette tell – formatesi per il continuo accumulo di strati archeologici, composti da edifici in mattoni crudi. I tell si sono creati in seguito ad alcuni millenni di presenza di comunità umane e sono tra i luoghi privilegiati per la ricerca archeologica.

Il sito di Helawa: il pascolo delle greggi è uno dei fattori che minano la conservazione del deposito archeologico

Minacce da non sottovalutare

Tuttavia la conservazione di questi siti pluristratificati è attualmente minacciata sia dai cambiamenti climatici in atto, sia dalla crescente pressione antropica: condizioni climatiche estreme, incremento delle pratiche agricole, espansione urbana e, in molti casi, interventi causati da esigenze militari, minano la stabilità dei tell con il rischio di distruzioni che possono cancellare intere pagine di storia umana.

Il sito di Aliawa: una collina artificiale costituita da depositi archeologici pluristratificati

Proposte di intervento

Un recente studio di geoarcheologi e archeologi dell’Università Statale di Milano, con la collaborazione dell’Università di Newcastle (UK), affronta in modo innovativo il tema della conservazione del record archeologico. Nel Kurdistan iracheno (che è parte dell’antica Mesopotamia) sono numerosi i siti pluristratificati di questo tipo e la Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil (MAIPE) guidata dall’archeologo Luca Peyronel della Statale di Milano, indaga due tell, i siti di Helawa ed Aliawa, per comprendere le dinamiche di popolamento umano di questo territorio a partire da 9.000 anni fa.
Ricorda Peyronel: «Questi due siti sono cruciali per comprendere cosa sia accaduto in Mesopotamia negli ultimi millenni, ci raccontano della nascita delle prime città, del progressivo sviluppo della complessità sociale ed economica, dell’avvento dei primi regni regionali, fino al sorgere dei grandi imperi dell’antichità nel Vicino Oriente».

Il sito di Helawa durante lo scavo archeologico

Come funziona il modello

Proprio su questi due contesti è stato sviluppato un modello geomorfologico, tradizionalmente usato per stimare l’erosione del suolo, per cercare di comprendere la dinamica in atto. Spiega Luca Forti, primo autore dello studio e ricercatore alla Statale: «I processi che minano la stabilità dei siti di Helawa ed Aliawa sono numerosi, dagli eventi atmosferici estremi, all’eccessivo pascolamento del bestiame il modello RUSLE che abbiamo applicato identifica le aree più soggette ad erosione e quindi più minacciate. L’applicazione di questo modello permette quindi di predisporre strategie per mitigare il rischio di perdita del contesto archeologico dei tell, ad esempio pianificando operazioni di scavo archeologico nelle aree più a rischio, oppure proponendo protocolli di restauro mirati»

I modelli RUSLE elaborati per i due siti e che indicano (aree in rosso) le porzioni più a rischio di erosione


In apertura: Il sito di Aliawa, una collina artificiale costituita da depositi archeologici pluristratificati