Pompei: ecco a voi la Regio IX

30 maggio 2023


Tutela, manutenzione e nuove scoperte. Pompei continua a regalare sorprese grazie alle indagini in un’area rimasta finora inesplorata: la Regio IX, uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito. Estesa per circa 3.200 mq, compone quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. in seguito all’eruzione del Vesuvio.

Luoghi di vita quotidiana

Lo scavo nell’area, lungo via di Nola, fu iniziato nel 1888, ma presto interrotto. Dopo più di un secolo è stato ripreso e ha già restituito novità. Emergono due case ad atrio, già parzialmente indagato nell’800, costruite in età Sannitica e trasformate nel I sec. d.C. in officine produttive.
Si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti e di un panificio con il forno, gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione e la creazione dei prodotti alimentari da distribuire in città.

I resti di due donne e un bambino

In questi ultimi ambienti sono affiorati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione, tre pompeiani che si erano rifugiati in cerca della salvezza e che hanno invece trovato la morte sotto i crolli dei solai.

Le prime indagini antropologiche indicano due individui pienamente adulti, probabilmente donne sulla base delle prime analisi in situ, e di un bambino di età approssimativa intorno ai 3-4 anni.

Gli scheletri sono stati ritrovati in un ambiente già scavato, dove erano rimasti solamente 40 centimetri di stratigrafia intatta. Essi poggiavano a diretto contatto con il pavimento, e presentavano – unitamente alle evidenze di importanti processi di assestamento postmortem – una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell’eruzione Pliniana del 79 d.C. a Pompei.

Pareti affrescate e resti d’incendio

Nell’atrio dell’abitazione con forno annesso, sono riemersi due cubicoli affrescati con scene del mito: Poseidone e Amimone nel primo, Apollo e Dafne nel secondo.

Nel primo dei due ambienti si conservano le tracce del mobilio carbonizzato a causa di un incendio che si sviluppò durante la catastrofe. Resti di morte e devastazione intrappolati e custoditi dalla coltre eruttiva che raccontano storie di vita dell’antica Pompei.

Un terzo della città ancora sotto la cenere

Il progetto della Regio IX s’inserisce in un più ampio approccio che mira a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico.