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Alessandro Magno: il MANN lo celebra

30 maggio 2023


Fino al 28 agosto sipario alzato per “Alessandro Magno e l’Oriente” la mostra organizzata dal Museo archeologico Nazionale di Napoli, diretto da Paolo Giulierini, in collaborazione con Electa. Curatori Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo.
170 opere dal British Museum di Londra al Museo delle Civiltà di Roma per raccontare la vita di uno delle maggiori personalità di tutti i tempi.


Archeologia Viva sull’ultimo numero dedica uno speciale alla vicenda storica e umana del Macedone.

L’apertura della mostra coincide con l’inizio della fase esecutiva dell’epocale restauro del celebre mosaico di Alessandro, che sarà possibile seguire nei prossimi mesi grazie a un “cantiere trasparente” (chiusura lavori prevista, marzo 2024).

Testimonianze di un uomo e della sua epoca

L’esposizione è dedicata alla straordinaria figura di Alessandro (356 – 323 a.C.) e si svolge proprio nel luogo, il MANN, che più di ogni altro custodisce eccezionali e uniche testimonianze della vita e delle gesta dell’eroe macedone. In poco più di dieci anni, accompagnato dai suoi fedeli compagni, egli divenne re dell’Asia e dell’Europa. E da uomo e da filosofo, allievo del sommo Aristotele, amò l’uno e l’altro continente, promuovendo, dopo la conquista, la pace e l’unione dei popoli a lui soggetti.

L’esposizione si articola in due spazi: l’Atrio monumentale e il Salone della Meridiana, con rimandi tematici nei tre giardini storici.

Alessandro “mondiale”

Le 170 opere in mostra provengono da ogni angolo del mondo: dall’antica Persia al Gandhara. A queste mirabilia del passato si aggiungono i numerosi reperti della collezione permanente del MANN, il solo Museo in cui si conservino tre ritratti del Macedone e tra questi il più prezioso, il Mosaico della battaglia di Isso, dove si ammira l’eroe in sella a Bucefalo, mentre si scaglia contro Dario sull’alto carro.  Quest’opera, attualmente in restauro, (la cui riproduzione è posta a tappeto nel salone della Meridiana nell’area dove è ricostruito l’ambiente della casa del Fauno) secondo gli studiosi è una copia di un sublime quadro del più noto pittore dell’antichità, Apelle.

Tra Oriente e Occidente

Durante il suo lungo viaggio verso Oriente (334-323 a.C.) Alessandro fondò molte città, universalmente ammirate per la grandiosità dello schema e la raffinata tecnica urbanistica. Tra queste Alessandria in Egitto, Alessandria Eschate, un tempo Leninabad, Bucefala in Pakisthan.

Alcuni secoli dopo, nei regni indo-greci si giunse a un’inedita e duratura fusione di usi, costumi e religioni. Un esempio fra tanti in mostra: la statua di Budda, proveniente dal Pakistan e risalente al II-III sec. d.C., togato e dal sorriso composto che alcuni ritengono mutuato dal divino Apollo.

Reciproche influenze

L’ampiezza del fenomeno delle reciproche influenze dura più secoli, e ha posto le basi per un solido rapporto tra Roma e l’Oriente. Le tracce si ritrovano nelle classiche figure di Eracle con la clava, di Atlante inginocchiato, di eroti alati e di capitelli ionici scolpiti nella pietra.

Le grandi civiltà antiche d’Oriente, a loro volta, sono state recepite e assimilate dalla civiltà greco-latina. A Pompei nel secolo scorso si ritrovò una piccola e splendida statuina di divinità indiana di avorio.

L’Asia fu fecondata dalla cultura ellenistica. Alessandro subì il fascino dell’Oriente, sposò l’uzbeka Roxane e pose la sua capitale a Babilonia. In Europa la sua memoria fu ancora più viva. Pompeo, Cesare, Augusto, si ispirarono a lui, lo imitarono, copiarono i suoi modi e le sue soluzioni, s’impossessarono dei monumenti e delle statue a lui dedicate.

Un’icona intramontabile

Lo vediamo in splendidi gruppi statuari, raffigurato come Achille morto tra le braccia di Aiace o come lo stesso eroe omerico, rappresentante di Europa, che s’intenerisce dinanzi alla morente Pentesilea regina delle Amazzoni e allegoria della Persia conquistata. Gli oggetti colossali e le meraviglie furono anche un suo lascito all’Occidente e tra queste in mostra due splendidi esempi sono illustrati con incomparabili oggetti: il Colosso di Rodi e il Faro di Alessandria.

L’allestimento, dal colore dominante rosso intenso che rimanda a quello del celebre mosaico, è firmato da Andrea Mandara e per la grafica da Francesca Pavese.
Il progetto di riproduzione dei paesaggi al tempo di Alessandro Magno realizzato nei giardini delle Camelie, delle Fontane e della Vanella è di Silvia Neri.

Promossa dal Ministero della Cultura, con il sostegno della Regione Campania, del Parco archeologico del Colosseo e Intesa Sanpaolo, la mostra si avvale della collaborazione del Museo delle Civiltà di Roma e del Ministero ellenico della Cultura e dello Sport.