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Pompei: vivere (e morire) tra i topi

21 agosto 2023


All’interno della villa romana di Civita Giuliana, a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei, il misero arredo di una stanza restituisce l’istantanea di vita degli ultimi della città vesuviana: gli schiavi.

“Diversamente” schiavi 

Come in altri casi, l’immagine di quasi 2000 anni fa ci viene consegnata grazie alla straordinaria tecnica dei calchi. La nuova stanza, denominata “ambiente “A”, si presenta diversa da quella già nota come ambiente “C”, ricostruita a novembre 2021 in cui erano posizionate tre brande e che fungeva al tempo stesso da ripostiglio. Quello che è emerso adesso spalanca una finestra sulla esistenza di una precisa gerarchia all’interno della servitù.

Spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel:

«Sappiamo che i proprietari adottavano diverse strategie, tra cui anche la possibilità di creare una famiglia (seppure senza alcuna tutela giuridica) per legare indissolubilmente alcuni schiavi al posto di lavoro: talvolta “promuovendoli” ad alleati nel sorvegliare gli altri. Di sicuro si puntava a un legame sociale con la servitù per impedire fughe e forme di resistenza. Il fatto di non aver rinvenuto tracce di grate, lucchetti o ceppi ne è la conferma».

Letti, armadi e topi

Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura (estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021), l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Nella cinerite sono ancora visibili le tracce di decorazioni rosse su due delle spalliere. Oltre ai due letti ci sono poi due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore, vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro.

Il microscavo all’interno di vasi e anfore provenienti dall’ambiente “C” ha nel frattempo rilevato la presenza di almeno tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione. Dettagli che sottolineano ancora una volta le condizioni di precarietà e disagio igienico in cui vivevano gli ultimi della società dell’epoca.

La Villa “strappata” ai tombaroli

L’esplorazione archeologica della villa di Civita Giuliana, già oggetto di scavi nel 1907-1908, ebbe inizio nel 2017 in base a una collaborazione tra il Parco archeologico di Pompei, quale ente competente per la tutela dell’area circostante la città antica, e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che insieme ai Carabinieri aveva scoperto un’annosa attività di scavi clandestini nell’area della Villa poi sgominata.