Incontro con Francesco D’Andria La voce della storia

Archeologia Viva n. 145 – gennaio/febbraio 2011
pp. 74-75

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Tra Greci e popolazioni indigene dell’Italia meridionale ci fu un’interazione che si protrasse nei secoli e che ci nega l’immagine di una civiltà superiore che arriva e annienta tutto come invece è successo davvero in età moderna e contemporanea in molte esperienze del colonialismo europeo»

«Il mondo delle antiche culture della Puglia dopo una strenua resistenza verrà davvero ridotto al silenzio dai Romani»

Grande archeologo e attento maestro di archeologia. Ricerca e insegnamento. All’Università del Salento è ordinario di Archeologia classica e direttore della scuola di specializzazione.

Dal duemila ha assunto la direzione di uno scavo importantissimo, a Hierapolis, in Frigia, una metropoli ellenistica e romana nella valle del fiume Lykos fra il Mediterraneo e l’interno dell’Anatolia, oggetto anche di un bellissimo film di Folco Quilici.

L’archeologia come strumento di coscienza e di riscatto di un popolo, di difesa del territorio e della sua identità culturale e, perché no, di sviluppo economico. Non sono molti gli archeologi che nell’affrontare una ricerca tengono conto di tutti questi elementi. Tant’è che a Hierapolis sforzi enormi della Missione archeologica italiana sono rivolti al restauro dell’immensa distesa di rovine.

Ma la sua terra è la Puglia e a questa è dedicata l’intervista che pubblichiamo. Terra ricchissima di testimonianze e di substrati non sempre facili da individuaresotto i trionfi della civiltà greco-romana.

D’Andria è molto attento ai substrati, quasi spinto da un’ansia di giustizia storica da recuperare, di identità negate da ricostruire. […]