Calabria: vita e morte 6000 anni fa

29 agosto 2023


Uno studio guidato dal gruppo di ricerca del Laboratorio del DNA Antico dell’Università di Bologna getta nuova luce sulla vita nel Sud Italia durante il Neolitico. Grazie all’analisi di antiche sequenze di DNA e proteine ottenute dall’inumato di Grotta di Pietra Sant’Angelo, nel Parco del Pollino, in provincia di Cosenza, i ricercatori hanno ricostruito lo stile di vita e lo stato di salute di un individuo datato all’età del Neolitico Medio, fornendo un profilo bio-archeologico completo che apre nuovi orizzonti di ricerca per la preistoria dell’Italia Meridionale.

La grotta di Pietra Sant’Angelo è una cavità che si trova a oltre mille metri di altitudine nel cuore del Parco del Pollino, in Calabria. L’apertura, scavata sul fianco di una parete calcarea, è ripida ed estremamente difficile da raggiungere. Al suo interno, nel 2019 è stata rinvenuta la sepoltura di un individuo vissuto circa 6000 anni fa, durante il Neolitico: un ritrovamento che, sia per il luogo isolato che per la le caratteristiche dell’inumazione, è risultato fin da subito particolarmente insolito.

Morte improvvisa e lontano da casa

Francesco Fontani primo autore dello studio dell’UniBo: «Gli esiti dei nostri studi mostrano tracce di uno stato di infiammazione che potrebbe essere la causa della morte decesso sopraggiunta rapidamente e lontano dal villaggio di origine.  Da qui la scelta inconsueta di una sepoltura in un luogo non altrimenti adibito ad attività funerarie».

«Le analisi si sono concentrate sia su resti scheletrici, che su alcuni frammenti di tartaro rinvenuti sui denti dell’inumato. Il grave stato di usura dentaria e lo studio di fibre e frammenti rinvenuti sul tartaro dentale suggeriscono che questo individuo fosse particolarmente attivo nella realizzazione di strumenti, utilizzando la bocca come una terza mano. Queste analisi molecolari hanno messo in luce la presenza di proteine legate a una forte risposta immunitaria in atto nel periodo precedente la morte, ma anche di specie batteriche legate all’insorgenza di infezioni del periodonto e delle gengive che, nei casi più gravi, possono condurre alla morte. Da qui l’ipotesi, avanzata dagli studiosi, di un decesso rapido, che ha portato alla necessità di una sepoltura in qualche modo improvvisata».

Lo studioso Francesco Fontani 

Sotto la lente 70.000 varianti genetiche odierne

Lo studio ha previsto inoltre l’analisi del DNA degli attuali abitanti locali, in particolare della cittadina di San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza. Sono state analizzate oltre 700.000 varianti genetiche distribuite lungo il genoma degli abitanti, con l’obiettivo di ricostruire le tracce della complessa storia demografica della regione.

Sud Italia: anatomia di un popolamento

Spiega Donata Luiselli coordinatrice dello studio: «Dall’analisi del DNA antico dei resti rinvenuti nella grotta di Pietra Sant’Angelo si evince che l’individuo presenta forti affinità genetiche con i primi agricoltori europei che arrivarono in Europa circa 8000 anni fa, e in particolare con popolazioni provenienti dal Peloponneso e dall’Anatolia. Confrontando questi dati con uno studio genomico condotto in parallelo sulla popolazione locale di San Lorenzo Bellizzi, è possibile ipotizzare l’esistenza di un ‘corridoio preferenziale’ mediterraneo che permise alle genti neolitiche di popolare il Sud Italia con modalità diverse rispetto al Centro e Nord Europa».

Fase di studio antropologico di un frammento di mandibola dell’individuo da Grotta di Pietra Sant’Angelo (Foto di Andrea De Giovanni)

Una tomba “di fortuna”

L’inumato, datato con il Carbonio-14 a un periodo che corrisponde al Neolitico Medio, era deposto in una fossa poco profonda e priva di corredo, prono con il corpo rannicchiato e il volto rivolto verso il terreno. Nello stesso periodo, in particolare nelle regioni adriatiche, le attività funerarie prevedevano per la maggior parte l’utilizzo di vere e proprie necropoli poste in prossimità dei villaggi, o all’interno di vere e proprie cavità sepolcrali. L’individuo di Grotta di Pietra Sant’Angelo è quindi un’interessante eccezione rispetto alle abitudini funerarie dell’Italia preistorica.


Foto di apertura: Dettaglio del rinvenimento del reperto durante le fasi di scavo archeologico (Foto di Andrea De Giovanni)