Firenze e l’antico: invito a Villa Corsini Capolavori in Toscana

Firenze e l’antico: invito a Villa Corsini

Archeologia Viva n. 145 – gennaio/febbraio 2011
pp. 18-27

di Fabrizio Paolucci

Nell’aristocratica residenza ai limiti settentrionali della piana fiorentina è ora visitabile un inedito museo dove convivono statuaria classica e archeologia del territorio

Una lunga storia che inizia con le collezioni degli Uffizi e arriva alla recente scoperta della città etrusca di Gonfienti

Il visitatore che varchi la soglia del fastoso portale barocco di Villa Corsini a Castello, nell’immediata periferia fiorentina, rimarrà sorpreso nel vedersi circondato da sculture, sarcofagi, rilievi antichi…

Per giustificare la presenza di un tale museo di scultura classica in un luogo così inaspettato, è necessario ripercorrere una storia che inizia negli anni successivi all’Unità d’Italia.

Nel quadro di una razionalizzazione del sistema museale fiorentino, ispirata a una visione “positivistica” delle collezioni pubbliche, intese come luogo didattico e organizzato per cronologia e tipologia, fra il 1870 e il 1890 prese vita un gran numero di musei.

In queste nuove raccolte confluirono opere conservate nella Galleria degli Uffizi, che, nel corso di oltre tre secoli, si era venuta costituendo come un vero e proprio “Museo del mondo”.

Qui, il visitatore aveva potuto ammirare quadri di Raffaello accanto a marmi romani, sculture di Michelangelo e Verrocchio accanto a maschere precolombiane, gli strumenti scientifici di Galileo accanto a fossili o ad armi medievali, vasi attici a figure rosse affiancati a porcellane cinesi…

Tale varietà – che pure a giudizio degli ospiti settecenteschi costituiva uno dei maggiori motivi di interesse – non poteva sopravvivere al razionalismo tardo ottocentesco, che pianificò la creazione di musei “dedicati”.

Così, presero vita il Museo del Bargello, nel quale si trasferirono le opere di scultura rinascimentale e barocca, il Museo degli Argenti a Palazzo Pitti, dove andarono i tesori di oreficeria, e il Museo Archeologico, inaugurato nel Palazzo della Crocetta nel 1883.

Nella logica di questa riorganizzazione, gli Uffizi avrebbero dovuto diventare solo una pinacoteca e anche i marmi classici, che abbellivano con una teoria senza soluzione di continuità i tre corridoi della Galleria, dovevano essere trasferiti al Museo Archeologico, insieme a vasi, terrecotte, e bronzetti etruschi, greci e romani, sino a quel momento conservati all’interno dell’edificio cinquecentesco. Spogliare dei marmi gli Uffizi, avrebbe, però, significato tradire l’origine stessa della collezione.

È bene, infatti, ricordare che le gallerie progettate da Vasari ospitarono, sin dalla fine del XVI secolo, le più belle sculture classiche appartenute ai Medici ed erano state proprio quelle opere a creare la fama della raccolta.

Sino agli inizi del XIX secolo gli Uffizi erano noti in tutta Europa come la “Galleria delle statue” per eccellenza, ed era la Venere dei Medici, e non certo quella del Botticelli, a incarnare nell’immaginario collettivo il museo fiorentino. […]