Le Cesine (Le): ecco il porto romano

11 ottobre 2023


Presentati i risultati delle ricerche archeologiche subacquee e costiere nel comprensorio della Riserva Naturale dello Stato e Oasi WWF “Le Cesine” nel Comune di Vernole (Le).
Condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento in collaborazione con ESAC – Centro Euromediterraneo per l’Archeologia dei paesaggi costieri e subacquei – e Poli Biblio-Museali di Puglia, con la direzione scientifica di Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea dell’Ateneo salentino, le campagne di luglio e settembre 2023 hanno proseguito l’indagine delle strutture già individuate nel 2020, in gran parte di età romana, lungo il tratto di costa compreso tra San Cataldo e Le Cesine in località “Posto San Giovanni”.

Le ricerche 2023 hanno permesso di precisare meglio la “geometria” complessiva del complesso portuale attribuito a età romana, nonostante l’ingente riporto sabbioso (un metro e più) che occulta le strutture, con movimenti periodici di copertura e scopertura.

Scavare sotto il mare (e la sabbia)

L’attività di scavo ha infatti comportato ore e ore di utilizzo della sorbona azionate in sincrono e talora l’uso della lancia ad acqua. Sia la radice che la testata del molo, di cui si conserva l’imponente fondazione, hanno rivelato un’estensione molto maggiore e soprattutto la continuità tra le due aree inizialmente distinte, con uno sviluppo complessivo del molo a “L” di quasi 150 metri.

Si è potuta accertare la tecnica edilizia a cassone, con allineamenti paralleli e perpendicolari di giganteschi blocchi di calcarenite locale, e pietrame di riempimento nei moduli così generati. Si tratta di una tecnica ricorrente in Adriatico, ma anche in Egeo e in altre aree del Mediterraneo, dovuta alla disponibilità di materia prima cavata nelle immediate vicinanze.

Un patrimonio “di” e “per” tutti

L’operazione delle Cesine rientra nel più grade progetto “Andar per mare. Itinerari subacquei e costieri di Puglia”, che mira a strutturare un’offerta integrata di turismo culturale e ambientale mettendo in rete i siti sommersi già suscettibili di fruizione e i servizi necessari alla valorizzazione degli stessi.

L’idea e la speranza di fondo è quella che diving, noleggiatori di barche, imprese culturali e creative, guide turistiche… possano essere attori e animatori del territorio. Tra i prodotti in previsione un portale, un’app e una guida cartacea, che diventeranno chiavi di accesso al patrimonio sommerso come bene comune, popolare, da conoscere e tutelare in maniera attiva.