Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 145 – gennaio/febbraio 2011

di Piero Pruneti

Sono passati trent’anni! Me ne accorgo dal fatto che tanti giovani lettori di allora sono oggi archeologi anche loro ormai attempati. Chi l’avrebbe mai detto nel 1982, quando Archeologia Viva, da sola, aprì la strada della divulgazione archeologica…

La rivista è “figlia” dei Bronzi di Riace. Furono quelle file sterminate di visitatori che, prima a Firenze e poi a Roma, aspettavano per ammirare da vicino due capolavori di arte classica. Quando mai era successo? Esisteva dunque in Italia un “popolo dell’archeologia”, per il quale Archeologia Viva poco dopo nacque e tuttora vive.

È stato un percorso entusiasmante, durante il quale abbiamo visto il mondo della ricerca archeologica convertirsi alle necessità della comunicazione, ovvero al riconoscimento di uno stretto legame simbiotico fra l’archeologo e la società per cui quello lavora, fino ad arrivare al concetto di una disciplina in prima linea, oltre che nella ricostruzione storica com’è ovvio, nella difesa ambientale e paesaggistica di un territorio come quello italiano sempre più stretto nella morsa della speculazione.

Comunicare l’archeologia – come noi sempre abbiamo fatto – risponde quindi non più solo all’esigenza di un arricchimento culturale dei singoli, ma soprattutto alla formazione della coscienza civile, nutrita ora da una solida informazione.

Per questi motivi non siamo mai stati attratti dalla sirena delle mille conturbanti ipotesi con cui le fantasie degli uomini affrontano spesso i buchi neri della Storia, insofferenti alla fatica della ricerca scientifica.

In libreria e in tv non mancano esempi di devastante sensazionalismo. Storie assurde vendute al condizionale per la nebbia delle menti. Siamo fieri di aver sempre combattuto questa marea di sciocchezze. Sono stati trent’anni di cui tutti – noi e voi, fedeli lettori – possiamo andare a testa alta.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”