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Neanderthal: dimmi come cucini….

13 ottobre 2023 


Dimmi come cucinavano e ti dirò chi erano i Neanderthal. La risposta lascia di stucco: sapevano controllare il fuoco e usarlo per preparare il cibo.
Come lo sappiamo? Grazie alle tracce lasciate attorno ai numerosi focolari tra cui quelli rinvenuti in venti anni di scavi archeologici in una grotta del Portogallo centrale, la Gruta da Oliveira.
Una conclusione che scuote una volta per tutte i pregiudizi sui Neanderthal: erano intelligenti quanto gli Homo sapiens.

Per la comunità scientifica lo studio – pubblicato sulla  rivista scientifica Plos One – è la conferma di una teoria maturata negli ultimi anni tra gli archeologi, che cambia il modo di guardare ai Neanderthal. Non più sulla base di un pregiudizio diffuso che li ha sempre visti come inferiori all’Homo sapiens. Ma invece come l’attestazione della presenza di una forma diversa della stessa specie, la cui reputazione di analoga intelligenza e capacità merita di essere riabilitata.

Conferme eccellenti 

«È una conferma di quanto abbiamo già osservato e teorizzato in studi precedenti – spiega Diego Angelucci, archeologo dell’Università di Trento e coautore dello studio». Scavare una sequenza che copre un intervallo di 30mila anni ha però permesso agli archeologi di comparare i dati con altri siti della stessa zona, che risalgono invece al Paleolitico Superiore e sono riferibili a un periodo più recente, in cui è attestata la presenza dell’Homo sapiens. Aggiunge Angelucci: «Non abbiamo trovato alcuna differenza: analoghe modalità di abitare questi luoghi, di frequentare le grotte per viverci. Competenze ugualmente segno di intelligenza. Più che di specie diverse, parlerei quindi di forme umane diverse».

Foto: Diego Angelucci UniTrento (©Romano Magrone) 

«Padroneggiavano il pensiero simbolico, – prosegue Angelucci  –  producevano oggetti artistici, sapevano prendersi cura del proprio corpo usando ornamenti e avevano una dieta estremamente variata. A queste informazioni si aggiunge ora il fatto che, dall’analisi dei ritrovamenti, riusciamo ad affermare con certezza che consumavamo abitualmente cibi cotti. Un’abilità che conferma un livello di competenza analogo a quello dei sapiens vissuti millenni più tardi».

“Amici” del fuoco 

Lo studio documenta le numerose tracce di fuochi strutturati rinvenute nello stesso luogo: la Gruta da Oliveira nel Portogallo centrale, uno dei siti archeologici europei più importanti per il Paleolitico medio. L’eccezionalità di questa grotta è che è stata scavata sistematicamente e in modo molto approfondito per più di vent’anni tra il 1989 e il 2012. A occuparsene è stato un gruppo internazionale di archeologi guidato da João Zilhão (Università di Lisbona), che è autore dello studio insieme a Diego Angelucci (UniTrento) e Mariana Nabais (IPHES, Istituto catalano per la Paleoecologia umana e l’Evoluzione sociale di Tarragona).

Nella Gruta da Oliveira, che include più gallerie e anfratti, gli strati più antichi risalgono a circa 120mila anni fa, i più recenti a circa 40 mila: si ritiene sia stata abitata dai Neanderthal dai 100 ai 70mila anni fa.

“Supermercato della Preistoria”

Commenta Angelucci: «Per noi questo sito  è una specie di “supermercato della preistoria” per la varietà e ricchezza di manufatti e resti che abbiamo ritrovato negli anni. Dai resti del Paleolitico Inferiore, passando per le pietre scheggiate della cultura Musteriana, c’è davvero di tutto».  Ma ciò che ha attirato l’attenzione degli archeologi è stato in questo caso la ripetuta presenza di tracce di focolari costruiti intenzionalmente nello spazio abitato e ripetutamente utilizzati. In un’area di scavo di circa 30 metri quadrati per 6 metri di spessore di riempimento ne sono emersi circa una decina su vari livelli stratigrafici. La forma circolare inconfondibile, a conca, riempita di resti.

Focolare domestico

«Abbiamo trovato ossa bruciate, legname combusto, resti di cenere e di pasto bruciati. E sotto – racconta ancora Angelucci – il terreno scottato dal calore: un particolare importante perché ci dice che la struttura si trova in posizione primaria. Ed è sempre stato lì. Il fuoco è un elemento fondamentale nella loro vita quotidiana. Rende un luogo confortevole, aiuta a socializzare. Restituisce quell’idea rudimentale di “casa” che forse potrebbe valere anche per loro».

Ma cosa mangiavano?

Dichiara sempre Angelucci: «Abbiamo potuto ricostruire cosa mangiavano e persino le tecniche di cottura. C’erano resti cotti e ossa bruciate di capre, cervi, cavalli, uri (gli antenati del bue), rinoceronti, tartarughe, che probabilmente venivano adagiate sul carapace e stufate su pietre roventi.

Uri dipinti sulla famosa Grotta di Lascaux  in Francia (©Wikimedia) 

Tra i nodi che gli scavi non hanno ancora sciolto è invece come i Neanderthal accendessero il fuoco. «Forse – ipotizza Angelucci – come si faceva nel Neolitico battendo una selce su una roccia e producendo scintille che producevano l’innesco in altri oggetti, ad esempio un nido secco. Una tecnica preistorica che si è scoperta studiando Őtzi, l’uomo del Similaun. Ma al momento non abbiamo trovato evidenze».


Nell’articolo alcune immagini degli scavi (©João Zilhão) oltre alla ricostruzione dell’uomo di Neanderthal dei fratelli Kennis, esposta all’ingresso del Museo di Neanderhal (riprodotta per gentile concessione del Neanderthal Museum di Mettmann).