Archeologia Viva n. 222 – novembre/dicembre 2023
pp. 74-75
Intervista di Giulia Pruneti
«A dodici anni un viaggio in Egitto segnò il mio destino»
«La scoperta della tomba di Tutankhamon ha cambiato il mondo»
«Per vedere la maschera d’oro si piantarono le tende davanti al British»
«Carter è stato perdonato dalla storia»
«Il silenzio che cala entrando nel mio museo dice tutto…»
Una morte che è una rinascita e che lega per sempre due vite: quella del defunto, il faraone-fanciullo Tutankhamon, e quella dell’archeologo che ne scopre la tomba e ne restituisce la memoria: l’inglese Howard Carter. Un rapporto simbiotico, involontario, che cambierà inesorabilmente la fama di entrambi.
Come una linea invisibile che dalla Valle dei Re arriva dritta al cuore dell’Europa, la scoperta della tomba KV62 segna un prima e un dopo nella storia dell’archeologia e nell’immaginario collettivo. Stupore e meraviglia certo, ma… «senza essere ingenui, perché quella straordinaria maschera d’oro fu comunque il risultato di una decapitazione…», commenta il direttore del Museo Egizio di Torino.