Celti in Svizzera: tutti i misteri del Mormont Antichi europei

Archeologia Viva n. 223 – gennaio/febbraio 2024
pp. 32-49

di Claudia Nițu, Lionel Pernet e Daniele Vitali; traduzione e cura  Daniele Vitali

Sull’Altopiano svizzero sono state portate in luce centinaia di fosse che fra II e I sec. a.C. vennero scavate e quindi riempite su più strati da materiali di ogni genere – comprese delle teste mozzate – spesso deposti intenzionalmente con cura

Tutto fa pensare a un luogo deputato dalla locale popolazione celtica a momenti comunitari di particolare significato sociale e religioso

Si trattava di Elvezi? Sembra di no: questa nazione celtica si affaccerà alla storia in modo palese solo alcuni decenni più tardi nelle pagine di Giulio Cesare

Altopiano svizzero. Tra i laghi Lemano (o di Ginevra) e di Neuchâtel. Siamo nel sito celtico di Mormont, presso la sommità di una collina calcarea del Giura. Canton Vaud. Scoperto nel 2006 durante scavi preventivi su una vasta area minacciata da una cava, il luogo è stato oggetto di ricerche per dieci anni. Su mandato dell’Archéologie Cantonale Vaudoise, gli archeologi di Archeodunum Investigations Archéologiques SA hanno esplorato più di otto ettari.

Il Mormont ha restituito oltre 400 strutture archeologiche, 245 delle quali sono fosse profonde fino a 5 metri, con depositi di oggetti ancora funzionali, resti di animali e ossa umane. E poi focolari, un centinaio di buche di palo per capanne e discariche a cielo aperto. Occupato verso la fine dell’età del Ferro, fra II e I sec. a.C., il Mormont è un luogo enigmatico e al tempo stesso inquietante.

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