Archeologia Viva n. 224 – marzo/aprile 2024
pp. 54-67
di Artur Petrosyan e Roberto Dan
Decennali indagini in una delle più belle e intatte regioni a sud del Caucaso stanno rivelando la storia di una “terra di passo” con popolazioni stanziali e genti in transito dalle steppe euroasiatiche spesso in conflitto fra loro
Una vicenda lunghissima che a partire dalla Preistoria ha lasciato sul territorio una quantità straordinaria di testimonianze ora in fase di documentazione da parte di un team di ricercatori armeni e italiani
Attraversata dal Hrazdan, secondo fiume più importante di Armenia, costellata da imponenti catene montuose e vulcani estinti, la regione del Kotayk, al centro del Paese, è una delle aree più interessanti e ricche di beni culturali tra i territori di questo Stato. In tutte le epoche il Kotayk è stato un’importante terra di passo tra le regioni settentrionali che portavano alle steppe dell’Eurasia e le terre meridionali delimitate dalla barriera geografica e culturale costituita dal corso del fiume Arasse.
Il territorio si distingue anche per gli ingenti depositi di ossidiana di due monti vulcanici, l’Hatis (2528 m) e il Gutanasar (2299 m), sfruttati dal Paleolitico ai giorni nostri. Paradossalmente, fino a pochi anni fa, questa regione era una delle meno esplorate dell’Armenia sotto il profilo storico-archeologico.