La divina musica degli Egizi Suoni e canti sul Nilo

Egitto: la musica degli Egizi

Archeologia Viva n. 144 – novembre/dicembre 2010
pp. 40-48

di Valerio Simini

Le decorazioni delle tombe sconfiggevano il tramonto della vita eternando i piaceri e le abitudini dell’uomo

Le immagini e i testi promettevano l’alba di un’esistenza nuova ancora magicamente scandita dalla musica e da parole cantate

Quando pensiamo all’Egit­to antico, immediatamente gli occhi si riempiono di colori e forme che restituiscono all’immaginazione visiva il ricco quadro di una cultura millenaria. È facile figurarci un Egitto dalla natura abbagliante, dalle imponenti architetture, dalle splendide arti visive e dall’amore per la scrittura, praticata anch’essa come arte sacra. Una terra popolata da uomini e dei.

È tuttavia questo un Egitto incompleto, un Egitto muto. Un paese senza suoni, dalle confuse parole, la cui pronuncia conosciamo soltanto parzialmente, oppure movimentata dai rumori eterni del lavoro, dai versi degli animali o dal quotidiano suono del vivere.

Questo, purtroppo, dipende anche dalla mancanza di spartiti musicali che possano restituirci le antiche melodie. Le fonti scritte danno ben poche informazioni in più: soltanto alcuni autori classici, come Erodoto e Platone, hanno riflettuto e scritto sull’arte dei suoni dell’antico Egitto, senza tuttavia fornirne una descrizione esaustiva. S

e la musica egizia, come afferma Platone nelle sue Leggi (II, 656-7), era stata creata dalla dea Iside, ed era per questo perfetta e immutabile, tramandata da generazioni nei millenni, possiamo escludere che quest’arte avesse un valore, per così dire, “minore”.

L’archeologia non solo ci viene in aiuto, ma ci disorienta con le sue innumerevoli scoperte che gettano una luce inequivocabile sull’importanza della musica nella cultura nilotica.

Papiri, ostraka (frammenti di vasi di terracotta o schegge di calcare usati per scrivere e disegnare), statuette e decorazioni parietali di tombe e templi si affiancano a centinaia di strumenti musicali conservati nei musei di tutto il mondo, per dipingere un quadro inaspettato di suoni e canti, un Egitto scandito al tempo di musica. […]