Un leggio per papiri nella pittura pompeiana A proposito di...

Archeologia Viva n. 225 – maggio/giugno 2024
pp. 74-75

di Umberto Pappalardo

I dipinti conservatisi sotto le ceneri del vulcano ci hanno tramandato scene e oggetti preziosi per ricostruire la vita quotidiana nel mondo romano fra cui uno strumento particolare utile per srotolare i papiri nel momento della lettura

La pittura pompeiana, soprattutto nella fase  cosiddetta “secondo stile” (o “stile architettonico”, databile circa fra 80 e 20/15 a.C., in età romana repubblicana), ci mostra spesso oggetti che tuttavia non ci sono mai giunti dagli scavi archeologici.

Basti pensare alle pitture della Villa di Poppea a Oplontis (oggi Torre Annunziata, presso Pompei), dove vediamo riprodotti un vaso di vetro soffiato con cotogne, un tortino di ciliege su poggiavivande, un cesto con frutta coperto da un velo di seta, fiaccole e torce, maschere teatrali, bucrani, tavole di legno dipinte (pinakes) con sportelli, ritratti a rilievo su scudi (imagines clipeatae), un portagioie (capsa) d’argento con corona d’oro e gemme, un tripode in bronzo dorato e altro. 

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