L’ultimo leone delle caverne? 12.000 anni fa in Puglia

10 maggio 2024


L’ultima evidenza di leone delle caverne d’Europa è una raffigurazione incisa su un blocco di pietra proveniente da Grotta Romanelli (Castro, Lecce) e datata attorno a 12.000 anni fa. Il reperto, oggi conservato presso il Museo delle Civiltà di Roma, che ha gentilmente concesso i permessi di ricerca, è stato oggetto di uno studio interdisciplinare guidato da CNRS francese e ISPC-CNR italiano, in stretta collaborazione con le Università La Sapienza, Jean-Jaurés (Toulouse), Complutense (Madrid), Milano, Torino, Cagliari, e IGAG-CNR, e pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews.

Una grotta-archivio

Raconta Dario Sigari, responsabile dello studio dell’arte di Grotta Romanelli: «Incrociando diversi dati è stato possibile stabilire che la raffigurazione di leone delle caverne è stata eseguita tra 12.700 e 11.000 anni fa, quando ormai pochi esemplari di questo animale erano presenti in Europa, apparentemente proprio in sud Italia. Sorprendentemente il leone di Grotta Romanelli offre quel limite temporale oltre il quale non abbiamo più tracce di questo animale nel nostro continente».

Incredibile varietà di incisioni

Il lavoro condotto dal team internazionale svela ulteriori dettagli sulla tradizione artistica di Grotta Romanelli, dimostrando quanto il contesto ambientale abbia influenzato lo sviluppo di un patrimonio simbolico-figurativo e quanto il leone sia stato una figura di rilievo per le popolazioni del Paleolitico superiore europeo (tra 40.000 e 10.000 anni fa circa), come giustificherebbe la sua costante presenza nell’arte parietale e mobiliare. Oltre alla figura del leone sulla superficie del blocco di pietra sono state realizzate un rettangolo frangiato, inciso prima del felino, un idruntino (specie di asino oggi estinta) e un gruppo di linee. Grazie alle analisi spettroscopiche si è potuto riconoscere persino l’utilizzo di colorante rosso (ematite), e l’osservazione microscopica ha evidenziato una serie di raschiature realizzate per lisciare e preparare la superficie prima di essere incisa.

Antichi reperti e nuovi studi

Il nuovo lavoro ricorda dunque l’importanza di riprendere in mano le vecchie collezioni con nuovi approcci di studio integrati, e apre anche nuove prospettive di ricerca sul valore simbolico dei felini per le popolazioni paleolitiche, e sull’estinzione del leone delle caverne in Europa.Da oltre un secolo Grotta Romanelli rappresenta uno dei più importanti riferimenti per il Paleolitico superiore finale in area mediterranea, con la sua imponente sequenza stratigrafica, le pareti riccamente incise da figure (uri, cervi e pinguini, silhouette femminili, vulve) e simboli geometrici, e uno dei record più ricchi d’Italia di arte mobiliare con più di 200 reperti decorati, in pietra ed osso.

Dal 2016 il sito è oggetto di un nuovo progetto di ricerca sotto la direzione di Raffaele Sardella dell’Università La Sapienza di Roma, grazie alla concessione della SABAP di Brindisi e Lecce.