Archeologia Viva n. 226 – luglio/agosto 2024
pp. 62-74
di Serena Massa, Marco Francesco Bocciolone, Susanna Bortolotto, Nelly Cattaneo, Davide Gorla, Paolo Lampugnani e Omar Larentis
Adulis riaffiora dalle sabbie grazie al lavoro di una missione archeologica congiunta italo-eritrea arrivata al tredicesimo anno consecutivo di attività
L’obiettivo è restituire concretezza storica a uno strategico centro mercantile sulle rotte fra il Mediterraneo e l’Oriente e di realizzare il primo parco archeologico nazionale dell’Africa sub-sahariana
Siamo nella regione costiera sud-occidentale del Mar Rosso, cinquanta chilometri a sud di Massaua. Dalla capitale Asmara sono tre ore di macchina. Ad Adulis (pianura e baia di Zula), un tempo attivissimo porto del regno di Aksum, opera da tredici anni una missione archeologica italo-eritrea. La scelta di condurre scavi in questo sito del deserto costiero dell’Eritrea si deve alla profonda conoscenza dell’Africa dei fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni, che anticipando i risultati delle più recenti scoperte nel porto egiziano di Mersa Wadi Gawasis, più a nord sempre sulla costa ovest del Mar Rosso, inseguivano l’idea che la meta strategica delle imbarcazioni faraoniche dirette verso la Terra di Punt fosse proprio Adulis.