Archeologia Viva n. 226 – luglio/agosto 2024
di Piero Pruneti
Dal Vicino Oriente – tutti i giorni in prima pagina per le guerre che insanguinano territori di civiltà antichissime (fra le ultime vicende la strage di Hamas in Israele e a seguire la tragedia infinita nella Striscia di Gaza, senza contare le guerre dimenticate in Siria, Yemen…) – per fortuna dal Vicino Oriente arrivano anche notizie positive da parte di chi lavora per un futuro basato sulla conoscenza e il rispetto identitario.
È questo il senso profondo delle missioni archeologiche italiane che operano in aree di crisi, che in gran parte sono proprio quelle dove si trovano siti fondamentali per capire come si è formato il nostro mondo occidentale. “tourismA” ha ospitato per dieci anni – e continuerà a farlo – la presentazione delle missioni sostenute dal Ministero per gli Affari Esteri mettendo in evidenza l’attività di un piccolo esercito di professori e studenti armati solo di cazzuola e pennello.
Risponde in pieno alla filosofia di “Archeologia Viva” e “tourismA” lo spazio che in questo numero riserviamo ai risultati della missione dell’Università di Milano nel Kurdistan iracheno, certamente non la sola a operare in una regione anch’essa oggetto di martirio in un recente passato. Si tratta di indagini che riguardano il formarsi in Mesopotamia delle prime civiltà agricole e sedentarie, delle prime organizzazioni politiche basate sulla necessità di amministrare i beni prodotti, che con il surplus consentiranno di liberare braccia e menti per concepire qualcosa di diverso dalla semplice soddisfazione quotidiana dei bisogni primari.
Certo, insieme alla ricchezza si svilupperanno le ingiustizie sociali, ma anche le idee e le lotte per contrastarle. Poi la storia si arricchirà con ritmi sempre più accelerati, al tempo stesso complicandosi fino a rendersi responsabile dei drammi attuali del pianeta. La vicenda di Homo sapiens è lunga e contorta, e per “mettere giudizio” è importante capirla, magari partendo dalla piana di Erbil.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”