8 luglio 2024
Una mensa di 3500 anni fa, con tutte le stoviglie di ceramica ancora sul posto, insieme agli alloggiamenti per i bracieri impiegati per cucinare il cibo, probabilmente utilizzata dalle popolazioni nomadi del Caucaso meridionale. È l’importante scoperta effettuata a Tava Tepe, da un team di archeologi diretto da Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico all’Università di Catania (foto sotto).
I particolari della scoperta saranno resi noti in anteprima nazionale dal direttore degli scavi Nicola Laneri il 12 luglio al Naxos Archeofilm, festival internazionale del cinema archeologico organizzato dal Parco archeologico Naxos Taormina insieme a Firenze Archeofilm/Archeologia Viva e Fondazione Sebastiano Tusa.
La cronaca del rinvenimento sarà al centro dell’intervista condotta da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva sul Palco del Teatro della Nike nell’area archeologica di Naxos. (https://www.firenzearcheofilm.it/naxos/)
Tutti a tavola: 3500 anni fa
Quello che è tornato sotto gli occhi degli archeologi è una straordinaria struttura in terra cruda a cerchi concentrici caratterizzata, al centro, da una cucina circolare con otto installazioni. Le tracce di focatura alla base degli alloggiamenti suggeriscono la cottura di pietanze all’interno dei numerosi contenitori di ceramica che sono stati ritrovati sparsi lungo il pavimento insieme a ciotole e bicchieri in ceramica brunita nera tipica del periodo, oltre a ciottoli lunghi e piatti che potevano servire per mescolare le pietanze.
Un gettone a razione
In un angolo della cucina, si trovava uno spesso strato di cenere associato all’utilizzo della brace. Sempre all’interno della cucina sono stati trovati dei gettoni in argilla (tokens) con impronte digitali che potevano avere la funzione di ricevuta per ottenere la razione di cibo. Un altro forno si trovava nelle vicinanze della cucina principale e poteva essere associato ad altre cotture, ad esempio l’attività della panificazione.
L’intera struttura era caratterizzata da un’entrata monumentale con colonne lignee e tetto in incannucciata che doveva coprire l’intero complesso, data la presenza di numerose buche di palo che segnavano ancor di più la circolarità della struttura, dal diametro di circa 15 metri.
Nomadi… seduti per il pasto
Il circolo esterno era segnato da un altissimo numero di resti ossei di animali (bovini, ovini e suini) oltre che dallo scarto di vasellame ceramico che veniva deposto lungo il prospetto esterno del muro. Verosimilmente, il deposito rappresentava i resti dei pasti consumati all’esterno (forse mentre erano seduti sul muro/panchina), parte di un consumo con cibo diviso e rituale di pasti tra i membri di comunità nomadiche.
Non di solo pane …
La cerimonialità del luogo è infatti ipotizzabile grazie alla presenza di figurine umane poste in fosse votive e dal fatto che il tamburo centrale e l’ingresso della struttura (dove si trovava la cucina) fu poi sigillato con tutte le stoviglie grazie a uno spesso strato di terra gialla compattata e alla costruzione di un circolo in terra cruda con diametro di circa due metri posto sulla sommità ricolmo di uno spesso strato di cenere.