Damasco: ecco le tracce dell’assedio assiro

29 luglio 2024


«Come il Diluvio, ho distrutto 591 città del territorio di Damasco». L’evidenza archeologica dell’assedio del sovrano assiro Tiglatpileser III nell’Oasi di Damasco.

di Davide Nadali (Sapienza Università di Roma)

La campagna militare assira contro Damasco

La conquista di Damasco da parte del Re assiro Tiglatpileser III, tra il 733 e 732 a.C., è il risultato finale dell’intervento assiro contro la coalizione anti-assira di Rezin di Damasco e Pekah di Israele. Nel 735-734 a.C., Rezin e Pekah fallirono nel tentativo di catturare Gerusalemme, capitale del regno di Giuda. Tiglatpileser III, accorso in aiuto di Achaz di Giuda, che chiese prontamente l’appoggio del re assiro, pose fine al potere di Damasco, assediando la città, costringendo il re Rezin ad arrendersi e conquistando l’intera regione che era sotto il controllo di Damasco. Rezin di Damasco morì durante l’assedio, come riportato nel Secondo Libro dei Re del testo biblico (II Re 16:9).

Cronaca di un assedio

I testi degli Annali del sovrano assiro, ritrovati nella capitale Nimrud, fanno riferimento a due momenti della guerra nella regione di Damasco: da un lato, l’esercito di Tiglatpileser III sottopone Damasco a un estenuante assedio per 45 giorni, rinchiudendo il re Rezin come “un uccello in gabbia”. Dall’altro, i soldati di Tiglatpileser III sono impegnati in scontri e distruzioni che, proprio nelle parole del re assiro, hanno coinvolto 591 città dei 16 distretti del regno dell’antica Damasco.

Il crollo delle strutture in mattoni crudi in corrispondenza del sistema di fortificazione del secondo anello della città

Il progetto archeologico nell’Oasi di Damasco

A partire dal 2021, una missione congiunta siro-italiana ha intrapreso lo studio e il recupero del sito di Tell Ferzat, situato a circa 15 km a est di Damasco. Il sito di Tell Ferzat, a partire dall’inizio della crisi politica siriana nel 2011 fino al 2019, è stato teatro di sconti: la collina è stata pesantemente saccheggiata e danneggiata con scavi clandestini e la creazione di lunghi e profondi tunnel, ancora oggi visibili soprattutto sul versante settentrionale. Alto 25 m sul piano di campagna circostante, il sito è stato fortemente tagliato sui lati sud e ovest, riducendo la superficie originaria da 7 a 5 ettari.

Le tracce dell’incendio in uno dei vani del sistema di fortificazione

Il progetto siro-italiano ha già condotto tre campagne che si sono concentrate sul versante meridionale della collina con lo scopo di promuovere azioni di recupero e salvaguardia dell’area archeologica, avviando un progetto pilota per la valorizzazione e il restauro delle antiche strutture in mattone crudo.

Tiglatpileser è stato a Tell Ferzat

Nel mese di giugno 2024, si è svolta l’ultima campagna di studio. In corrispondenza della profonda trincea, esito di un grave scasso prodotto da una ruspa, sul lato meridionale della collina, gli archeologi siriani e italiani hanno identificato le tracce e i resti di una distruzione antica che, sulla base della stratigrafia e della cultura materiale, può essere datata all’Età del Ferro, più precisamente al passaggio tra Ferro II e Ferro III (metà dell’VIII sec. a.C.), proprio in concomitanza delle campagne militari dei sovrani assiri.

Vano con tracce di incendio presso le mura del secondo anello della città

In corrispondenza del sistema di fortificazione del secondo anello della città, densi strati di cenere e tracce di incendio delle mura sembrano effettivamente far riferimento a un episodio di distruzione estesa che ha comportato in parte il collasso delle strutture difensive in mattoni crudi.

 

Lance, giavellotti e frecce

Sembrerebbe pertanto del tutto plausibile ascrivere questa distruzione all’intervento militare di Tiglatpileser III nel 732 a.C., come documentato dal ritrovamento, all’interno del crollo dei muri, di resti di armi in ferro (punte di lancia, punte di giavellotto, punte di freccia) usate dai soldati assiri durante l’assedio.

Punte di lancia, di giavellotto e di freccia ritrovate all’interno del collasso delle strutture in mattoni crudi

Alla base del secondo anello, inoltre, il rinvenimento di una poderosa e omogena costruzione in terra, con un riempimento di frammenti di ceramica e pezzi di mattoni crudi, potrebbe essere interpretato come la costruzione di una rampa innalzata dai soldati genieri assiri per assaltare ed espugnare la città.

La rampa d’assedio alla base del secondo anello della città vista da nord


In apertura: veduta aerea generale dell’area di scavo sul versante meridionale della collina di Tell Ferzat