Archeologia Viva n. 227 – settembre/ottobre 2024
pp. 6-16
di Anita Crispino & Reinhard Jung
Alla metà del II millennio a.C. nella Grecia continentale prende forma una civiltà che occupa la scena mediterranea e che in età contemporanea chiameremo “micenea” dal sito della grande Micene in Argolide
Fu un’epoca di splendore e di relazioni intermediterranee di cui ora rende conto una bella mostra al Museo “Paolo Orsi” di Siracusa
L’interesse per la civiltà micenea ebbe inizio a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, quando a Micene furono messe in luce le tombe a fossa del circolo funerario detto A, con il loro ricco corredo costituito da vasellame in oro, argento, gioielli e maschere funerarie sempre in oro.
Al tempo il direttore degli scavi, Heinrich Schliemann (1822-1890), con questa sua scoperta ritenne di aver trovato i sepolcri della dinastia regale di Agamennone provando la veridicità della saga degli Atridi.
La ricerca archeologica moderna ha abbandonato da tempo l’approccio alla ricostruzione dell’età del Bronzo greca facendo riferimento alla mitologia o ai poemi omerici, ma rimane il merito di Schliemann di aver inaugurato una serie di indagini che nel corso degli anni hanno delineato i variegati aspetti della civiltà del tardo Bronzo nell’area egea.
Tutto ebbe inizio tra XVII/XVI e XI sec. a.C., un lungo periodo definito Tardo Elladico, secondo una sequenza tripartita (Antico, Medio e Tardo Elladico) dell’intera età del Bronzo greca, basata su un analogo schema adottato per la civiltà minoica di Creta.