Soffumbergo: a tavola con il Patriarca Mondo medievale

Soffumbergo: a tavola con il Patriarca

Archeologia Viva n. 143 – settembre/ottobre 2010
pp. 34-40

di Marianna Mazzei, Paola Saccheri, Nicoletta Privileggi e Luciana Travan

In Friuli le indagini sui resti del castello di Soffumbergo legato al Patriarcato di Aquileia hanno consentito d’individuare l’area di “butto” della cucina

Si è così scoperto cosa mangiavano i ricchi ospiti in particolare durante le “astinenze”

Sul colle di San Rocco, sovrastante l’abitato di Campeglio (Faedis – Ud), vicino all’attuale confine con la Slovenia, sono i resti di quello che fu il potente castello di Soffumbergo. Non se ne conosce la data di costruzione, ma alcuni studiosi lo ritengono di origine tedesca.

Lo storico Josef von Zahn ricorda che, dopo l’annessione del Friuli all’impero germanico da parte di Ottone I di Sassonia (952), fu immesso nel territor­io «il più forte nucleo della nobiltà germanica» e che a partire da Poppone di Carinzia (metà XI sec.) «per duecento anni nessun prelato che non fosse tedesco sedette sulla sedia patriarcale di Aquileja».

Il documento più antico (1025) indica già il castello come locum nostrum dei domini patriarcali. Nel 1184 era abitato da Mattia e Variedo, signori di Soffumbergo, ma nel 1198 fu ceduto dalla sorella di Mattia alla stessa diocesi di Aquileia.

Il legame con il Patriarcato fu dunque molto importante per la vita del castello: Bertoldo di Andechs (patriarca di Aquileia dal 1218 al 1251) lo preferì come luogo di villeggiatura, mentre Raimondo della Torre (patriarca dal 1273 al 1299) lo scelse «siccome luogo amenissimo per albergo del principe e della corte», lasciando agli antichi feudatari il diritto di abitanza.

Nel 1313, però, il patriarca Ottobono Razzi investì i della Torre di parte del castello, creando nella famiglia Soffumbergo un astio duraturo, che culminò nell’assassinio (6 giugno 1350) del patriarca Bertrando, cui partecipò Enrico di Soffumbergo.

La reazione fu violenta: il patriarca Nicolò di Lussemburgo, conquistò il castello e fece impiccare Enrico nel piazzale, scacciandone i congiunti. […]