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Marocco: scoperto il più antico insediamento agricolo dell’Africa nord-occidentale

26 settembre 2024


A Oued Beht, in Marocco, un team internazionale di ricerca, co-diretto dal Cnr-Ispc, ha individuato il più antico complesso agricolo finora documentato in Africa al di fuori della Valle del Nilo.
Il sito, di epoca neolitica, conferma il ruolo cruciale del Maghreb nell’evoluzione delle società complesse nel Mediterraneo e in Africa settentrionale.

Mappa del Marocco settentrionale con la posizione di Oued Beht, Khemisset (elaborazione: T. Wilkinson, Archivio OBAP)

Una regione cruciale

Le testimonianze individuate indicano, infatti, la presenza di un vasto insediamento di circa dieci ettari, paragonabile per dimensioni al sito di Troia dell’età del Bronzo Antico. Oued Beht, secondo gli studiosi, fornisce nuove e importantissime informazioni sul popolamento del Maghreb tra IV e III millennio a.C., confermando il ruolo cruciale di questa regione nell’evoluzione delle società complesse nel Mediterraneo e in Africa settentrionale.

Oued Beht, Khemisset. Ricognizione pedestre condotta sul sito (foto: G. Lucarini, Archivio OBAP)

Collaborazioni internazionali

La nuova scoperta, frutto di una collaborazione tra l’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ispc), l’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (ISMEO), l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine (INSAP) e l’Università di Cambridge, ha portato alla luce una società del Neolitico finale (3400-2900 a.C.) finora sconosciuta.

Oued Beht, Khemisset. Foto aerea con l’area del sito evidenziata a colori (foto: T. Wilkinson, Archivio OBAP)

Un faro sulla preistoria africana

«Il ritrovamento si riferisce a un periodo poco documentato della preistoria dell’Africa nord-occidentale; infatti, nonostante sia ampiamente riconosciuta l’importanza di questa regione durante il Paleolitico, l’Età del Ferro e il periodo islamico, esiste una significativa lacuna nelle conoscenze dell’archeologia del Maghreb per il periodo compreso tra 4000 e 1000 a.C. sulla quale questa scoperta getta nuova luce», spiega Giulio Lucarini, archeologo del Cnr-Ispc e co-direttore del progetto, insieme a Cyprian Broodbank (Cambridge) e Youssef Bokbot (INSAP).

Oued Beht, Khemisset. Sezione del profilo di una trincea con fossa di stoccaggio (elaborazione: A. Brucato e L. Farr, Archivio OBAP)

Utilissimi indizi materiali

Il team ha recuperato resti di piante e animali domesticati, oltre a un ricchissimo complesso di manufatti, tra cui recipienti ceramici, anche policromi, accette levigate, pietre da macina e strumenti in pietra scheggiata. Gli scavi hanno inoltre rivelato la presenza di numerose fosse probabilmente utilizzate per stoccaggio.

Avorio e uova di struzzo

Un dato significativo è la già nota presenza di siti contemporanei con caratteristiche simili nella Penisola Iberica, sull’altra sponda del Mediterraneo, dove ritrovamenti di reperti in avorio e uova di struzzo suggeriscono chiari collegamenti con le regioni africane.

 

Oued Beht, Khemisset. Manufatti in pietra levigata e scheggiata (foto: L. Lombardi e M. Radi, Archivio OBAP)

Posizione strategica

Aggiunge Lucarini: «Oued Beht conferma il ruolo chiave giocato dal Maghreb nello sviluppo di contatti e reti di scambio tra Africa ed Europa durante il IV e III millennio a.C., grazie alla sua posizione strategica tra il deserto del Sahara a sud e il più breve punto di attraversamento marittimo tra i due continenti – lo stretto di Gibilterra – a nord». Per oltre un secolo, il grande enigma della tarda preistoria mediterranea ha riguardato l’apparente invisibilità delle comunità stanziate lungo le coste del Nord Africa, a ovest della Valle del Nilo, in contrasto con il grande fermento e i significativi sviluppi sociali e culturali che hanno caratterizzato altre regioni del Mediterraneo, portando, ad esempio, alla comparsa dei “megasiti” fortificati del Calcolitico iberico o degli importanti centri pre-e protodinastici egiziani.

Oued Beht, Khemisset. Frammenti ceramici (foto: R. Laoutari, R. Martínez Sánchez e M. Radi, Archivio OBAP)

Ancora tanto da scoprire

«Il ritrovamento del sito di Oued Beht in Marocco testimonia che il vuoto di conoscenza non è imputabile a una mancanza di evidenze archeologiche, ma piuttosto alla limitata attenzione finora dedicata a queste regioni e, in particolare, a queste fasi storiche», concludono gli autori delle ricerche. I risultati delle ricerche sono stati pubblicati in un articolo open access sulla rivista Antiquity.


In apertura: Oued Beht, Khemisset. Foto aerea con l’area del sito evidenziata a colori (foto: T. Wilkinson, Archivio OBAP)