Grado: sette siti archeologici sommersi

8 ottobre 2024


Sette siti archeologici nelle acque di Grado – tra cui relitti navali, un’ara funeraria di epoca romana e strutture sommerse di natura monumentale – sono stati indagati dall’Unità di archeologia subacquea dell’Università di Udine.
Obiettivo delle ricerche è la ricostruzione del paesaggio archeologico tra il mare di Grado e l’Aquileia romana. L’area delle attuali acque che circondano l’isola è infatti parte di quella che in epoca romana era la periferia di Aquileia. Le attività sono state condotte in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Si tratta della prima campagna di indagini del progetto Aquileia Waterscape del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Ateneo friulano.

Le rovine sommerse di San Gottardo 

Le Piere di San Gottardo 90 anni dopo

Tra i siti di maggior interesse vi sono le cosiddette Piere di San Gottardo, un chilometro e mezzo a sud-est della bocca lagunare di Grado. Il sito è caratterizzato dalla presenza di un cumulo quadrangolare di blocchi litici che giaciono su un fondale sabbioso tra i i quattro e i due metri di profondità. Da qui provengono alcuni monumenti funerari, in verosimile condizione di riutilizzo, databili al II sec. d.C., che sono stati recuperati nel primo intervento, del 1933, nonché in una prima campagna di studio del 1985.

Indagini archeologiche subacquee sulle rovine di San Gottardo 

Qui è stato osservato un accostamento di elementi lapidei non casuale, anche nell’orientamento. Le verifiche subacquee hanno constatato che alcuni di questi elementi hanno tracce di lavorazione che ne suggerirebbero una originaria funzione architettonica. Al momento non è invece certo se tutti, o solo in parte, possano essere materiali di reimpiego. Se, infatti, gli elementi lineari potrebbero essere stati utilizzati per la prima volta in questa che sembra essere un’opera marittima, ciò risulta meno probabile per quelli lavorati e abbastanza inverosimile per i monumenti iscritti recuperati nel secolo scorso, nonché una inedita ara funeraria individuata proprio in occasione di queste nuove ricerche.

Merci e commerci 

Le indagini archeologiche interessano le acque di Grado perché in epoca romana facevano parte della periferia di Aquileia. Qui verosimilmente esisteva un porto diffuso dove avveniva il passaggio dei carichi dalle navi più grandi a quelle a fondo piatto che potevano più facilmente raggiungere il porto urbano o percorrere le vie d’acqua interne che interconnettevano la regione.

Ara funeraria di epoca romana 

Ricostruire il paesaggio marino

L’obbiettivo del progetto è la ricostruzione di questo paesaggio d’acque, la cui conoscenza è fondamentale per lo studio delle dinamiche di interazione tra il mare e la metropoli aquileiese. La scelta di indagare lo spazio acqueo più prossimo all’abitato gradese è stata inoltre suggerita dalle scoperte, nel 2022, di due nuovi relitti di epoca romana. Da una parte c’era l’esigenza di definire meglio il rapporto tra i due siti e dall’altra di acquisire informazioni più generali sul paesaggio archeologico sommerso di questa zona di transizione tra mare e laguna.

Indagini mediante siringa ad acqua

Aquileia nacque in un luogo strategico

Per il coordinatore delle ricerche, Massimo Capulli, docente di metodologia della ricerca archeologica all’Ateneo friulano, «anche se oggi i resti di Aquileia fanno pienamente parte di un paesaggio agricolo e il suo porto si trova all’ombra di una innaturale sopraelevata “passeggiata archeologica,” che ne altera fortemente l’originaria prospettiva la città dovette la sua fortuna alla propria posizione di cerniera tra le rotte trasmarine e i percorsi terrestri. Tuttavia – ha spiegato Capulli –, questa colonia non venne edificata proprio lungo la costa, bensì fondata nei pressi di una sorta di interfaccia tra la pianura e la laguna di Grado, ovvero all’interno di un “waterscape” di acque salse che la circondavano e forse inizialmente permeavano».

Uso integrato di tecnologie aereo-subacquee: aeromobile a pilotaggio remoto e catamarano a navigazione autonoma dotato di sonar

Conclude Capulli: «La ragione di questa scelta, così come per molte altre città romane dell’Adriatico nord-occidentale, è data da una morfologia costiera bassa e sabbiosa, che già gli autori antichi definivano inadatta alla portualità. Ecco il perché Aquileia e il suo porto furono realizzati a poco più di nove chilometri di distanza in linea d’aria dalla costa attuale, ma forse – ha concluso Capulli – sarebbe più esatto dire che nei pressi della città si trovava il solo terminal finale di un sistema portuale che doveva essere invece di tipo diffuso».


In apertura: versante marino delle acque di Grado: a sinistra della imbarcazione appoggio le rovine sommerse di San Gottardo