Armenia: la dea madre Anahit in mostra

15 ottobre 2024


Grazie a uno storico prestito del British Museum, vengono esposte per la prima volta in Armenia la testa e la mano sinistra della statua bronzea della dea armena Anahit, di epoca ellenistica.
La mostra, inaugurata il 21 settembre in concomitanza con il Giorno dell’Indipendenza dell’Armenia, durerà fino al 21 marzo 2025.

I due pezzi della statua sono il fulcro della mostra “Dea Madre: da Anahit a Maria”, ospitata dal Museo Nazionale di Storia dell’Armenia, che espone anche sessanta reperti della propria collezione, per rappresentare il concetto di divinità madre dal Neolitico fino ai giorni nostri.

Il culto della Dea Madre

Il culto della Dea Madre negli altopiani armeni ebbe inizio nell’età della pietra e attraversò un lungo processo di cambiamenti, a seconda delle diverse concezioni del mondo e delle caratteristiche estetiche. Fin dall’inizio, incarnando la natura di una donna “genitrice e riproduttrice,” veniva rappresentata come simbolo della continuità della stirpe. In seguito, si formarono una serie di altre funzioni della “Dea Madre”: simbolo dell’agricoltura, dispensatrice del benessere familiare, guaritrice, e altro ancora. Particolare enfasi veniva posta sulla sua natura “creatrice”, che derivava dall’idea di identificare la donna con la “Madre Terra” nella mitologia.

Simbolo di fertilità, fecondità e parto

Nel periodo ellenistico, il simbolo della maternità era proprio la dea Anahit. Era la dea della fertilità, della fecondità, del parto e, in un periodo iniziale, anche della guerra, ed era considerata una delle principali divinità della mitologia armena. La chiamavano Madre Dorata, Madre Nutriente, Grande Signora, Dorata, Dita d’Oro. In Armenia, il culto di Anahit iniziò a diffondersi almeno dal IV sec. a.C., seguendo la sua diffusione nell’Asia Minore e in Siria. Santuari della dea Anahit sono menzionati anche in Iran.

Anahit come Artemide

Nel periodo ellenistico e soprattutto in quello romano, si crearono condizioni più favorevoli per le comunanze culturali e il processo di sincretizzazione delle divinità. Anahit veniva paragonata ad Artemide, Nanae, Afrodite, Atena, Maia, Cibele, Tyche, Nike e altre. Questo fenomeno si manifesta più chiaramente dal I sec. a.C., quando le statue delle divinità greche vennero portate dall’Asia Minore e da altri paesi in Armenia e collocate nei templi.

Scoperta da un contadino

La statua di bronzo di Anahit fu scoperta nel 1871 a Satala (oggi Sadak, Erzurum, Turchia) da un contadino mentre arava. Risalente al II-I sec. a.C., è tradizionalmente associata ad Afrodite, la dea greca dell’amore e della bellezza, ma gli esperti l’hanno collegata alla sua controparte armena, Anahit, dea della fertilità, guarigione, saggezza e acqua. Il suo principale tempio era a Yeriza, nella regione di Yekeghyats (attuale Erzurum, Turchia).

Il tempio di Anahit a Yeriza fu saccheggiato nel 34 a.C. durante un’invasione guidata dal generale romano Marco Antonio. I suoi soldati distrussero la statua di Anahit, portando i frammenti a Roma che successivamente  passarono attraverso vari mercanti d’antiquariato prima che il commerciante d’arte italiano Alessandro Castellani vendesse la testa al British Museum nel 1873 e successivamente donasse la mano sinistra nel 1875.
Ora per la prima volta  questi frammenti vengono esposti in Armenia. Una replica della statua è invece conservata nel Museo di Storia dell’Armenia.

L’esposizione, realizzata con il supporto del Ministero dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport della Repubblica d’Armenia, è frutto della cooperazione a lungo termine tra il Museo di Storia dell’Armenia e il British Museum.